AMBIENTE

COP22 SOTTO IL CIELO DI MARRAKECH

E mentre tutti erano presi dalle vicende che i mass media vogliono farci credere essere importantissime, c’è chi dal 7 al 18 novembre si è riunito per parlare dei problemi climatici che affliggono il globo, cercando di pianificare azioni future al fine di preservare il più possibile madre terra. Ecco dunque il resoconto di www.tgcom24.

Sono 196 i Paesi  partecipanti alla Conferenza Onu sul Clima Cop22 che hanno firmato un documento in cui ribadiscono gli impegni assunti per l'attuazione dell'accordo di Parigi sulla lotta al riscaldamento globale. La "dichiarazione di Marrakech" cita il protocollo di Kyoto e definisce l'azione contro il riscaldamento globale come un processo "irreversibile” tanto che si riafferma l’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari affinché gli impegni presi per uno sviluppo sostenibile entrino subito in vigore in segno, inoltre, della solidarietà nei confronti degli Stati più vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici.

Secondo il ministro degli Esteri marocchino Salaheddine Mezouar, presidente della Cop22. la conferenza sul clima ha raggiunto gli obiettivi, andando anche oltre le aspettative dato che ha trovato  le riunioni della Cop22 positive per la determinazione a continuare sulla strada dell'impegno preso a Parigi riaffermata da tutti. "Ora che abbiamo compreso la relazione tra politiche ambientali e flussi migratori, dobbiamo studiare le soluzioni – ha aggiunto Salaheddine – C'è chi pensa che basti alzare dei muri, ma le barriere possono al limite fermare gli uomini, non i cambiamenti climatici. Se non lo capiamo e in fretta, dovremo aspettarci 250 milioni di migranti ambientali entro il 2050".
Per l’Italia era presente il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, secondo il quale sono stati fatti progressi notevoli sul tema della trasparenza sull'utilizzo degli aiuti da parte dei Paesi destinatari e ha svelato che il nostro paese si candida a ospitare la Conferenza Onu sul clima del 2020. nonostante l’Italia  sia stata "rimandata" a seguito  dello studio fatto dal Grantham Research Institute on Climate change che ha messo sul tavolo i progressi effettuati dai Paesi e il programma degli interventi futuri rispetto agli accordi presi a Parigi. La motivazione di questo semi insuccesso, che ci accomuna a Cina, Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna, con l'Unione Europea considerata come unico blocco,  è che siamo al di sotto dei target fissati a Parigi. Per esempio l'Italia deve aggiornare gli obiettivi di riduzione delle emissioni e programmarne di più ambiziosi per il 2030.

I paesi che hanno fallito in toto nell'affrontare le linee guida per l'azione climatica sono Argentina, Australia, Canada, Arabia Saudita, Turchia e Usa. Paesi dove mancano leggi quadro o regolamenti sui cambiamenti climatici e dove è necessario spostare gli obiettivi dai piccoli settori economici a un raggio più ampio.

Obiettivamente la presenza di alcune grandi nazioni nella lista nera sorprende, mentre,  purtroppo, non ci ha sorpreso il fatto che ancora una volta non si prendano seriamente in considerazione i danni da allevamenti intensivi. Insomma la strada da percorrere è ancora molto lunga. Non ci resta che continuare a “lottare”.

Foto ANSA.it e TheNewsMarket

Milano, 21/11/2016 – GC

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