AMBIENTE

SALVIAMO LA BARRIERA CORALLINA IN AUSTRALIA

Risale esattamente a un anno fa la notizia che il governo federale australiano aveva dato l'ok all'espansione di un porto del carbone proprio a ridosso della Grande barriera corallina con l'approvazione di un piano per dragare vaste aree di sedimenti dei fondali marini.

Era dal 2013 che gli ambientalisti protestavano esprimendo la loro preoccupazione per il pericolo che questa operazione avrebbe rappresentato per il già fragile ecosistema della zona, ma sono stati zittiti e il triste risultato, come riporta repubblica.it/, è che l'alta temperatura degli Oceani ha causato danni su buona parte della Grande Barriera. La conferma arriva dal nuovo bilancio tracciato dal Centro per l'eccellenza degli studi sul corallo (Australian Research Council Centre of Excellence for Coral Reef Studies): almeno 700 chilometri di coralli dei 2.300 di reef australiano considerato patrimonio dell'Umanità dall'Unesco sono stati progressivamente ''uccisi'' dal riscaldamento globale negli ultimi nove mesi che ha provocato il fenomeno dello ''sbiancamento'' alterando l'ecosistema corallino in particolare nei settori settentrionali della Grande barriera. ''Il corallo è stato letteralmente cucinato”, spiega il professor Terry Hughes, responsabile dello studio che ha guidato la ricognizione. Il cambiamento climatico rappresenta una tale minaccia alla Barriera, che l'ex direttore dell'Authority del parco marino della Grande Barriera Corallina, Graeme Kelleher, che è stato in carica per 16 anni, ha di nuovo invocato la messa al bando di ogni nuova miniera di carbone. Secondo gli studiosi, le conseguenze di quanto accaduto negli ultimi mesi potrebbero essere devastanti nei prossimi venti anni. E' questo il tempo stimato necessario per riguadagnare i coralli perduti nella regione settentrionale, ma gli scienziati temono che un quarto successivo evento di sbiancamento possa rallentare il lento recupero. Più contenuti invece i danni riportati nei due terzi meridionali della barriera, che includono le maggiori aree turistiche a sud di Port Douglas, attorno a Cairns e all'arcipelago di Whitsundays, perché protetti dalle alte temperature del mare grazie ad acque più fresche provenienti dal Mar dei Coralli. Il governo australiano ha diffuso un piano per salvaguardare l'ecosistema e prevede ingenti risorse per combattere lo sbiancamento corallino. Anche se, ormai tutti concordano sul fatto che l'unica strategia efficace sarà quella di ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’aria. 

Nonostante gli allarmi pare che vogliano costruire un enorme complesso industriale che estrarrà e trasporterà carbone dal cuore della Grande Barriera Corallina. Il governo australiano, infatti, vuole dare un 1 miliardo di dollari a questo progetto che distruggerebbe il fondale marino. Ma il prestito deve prima essere approvato da una commissione indipendente che non è per niente abituata alla pressione pubblica; è quindi, è il momento di metterli sotto pressione tramite una petizione lanciata da AVAAZ  ricordando a tutti che la Barriera sta morendo e che il complesso carbonifero che si vuole installare sarebbe così grande da influenzare ulteriormente il cambiamento climatico peggiorando la situazione per i coralli e per tutti noi.

La richiesta di firmare la petizione arriva da Oliver, Danny, Mais, David, Andrew, Alice e tutto il team di Avaaz.

Per firmare la petizione cliccare  QUI.

Foto L'Indro e pixabay

Milano, 21/12/2016 – GC

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