MARE CALDO,INVASIONE DI NUOVE “INSOLITE” SPECIE
I nostri mari sono febbricitanti, sono sempre più caldi. A rischio la biodiversità, conseguenza dei cambiamenti climatici.
Animali e vegetali non propriamente tipici del nostro mare, pronti a riprodursi e anche piuttosto rapidamente grazie alle temperature sempre più calde del Mediterraneo, minacciandone così la biodiversità. È ciò che rivelano gli studi del progetto “Mare Caldo” di Greenpeace, tramite il monitoraggio di otto aree marine protette.
Problema sicuramente da non sottovalutare, in tutte le aree monitorate lungo lo Stivale i danni sulla biodiversità marina sono già evidenti a dimostrazione di come gli effetti dei cambiamenti climatici siano già oggi ampiamente rilevabili nell’ambiente.
OPERAZIONE “MARE CALDO” DI GREENPEACE, I DATI PREOCCUPANTI
L’aumento della temperatura nel Mar Tirreno favorisce l’aumento della mucillagine che soffoca gli organismi. Lo conferma l’iniziativa di Greenpeace “Mare Caldo”, inaugurata nel 2019 che oggi conta ben nove stazioni di monitoraggio, tra Toscana, Liguria, Sicilia, Sardegna, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Lazio.
Greenpeace ha posizionato una stazione pilota per misurare le variazioni delle temperature del mare a diverse profondità. Si tratta, in pratica, di termometri per misurare la febbre del mare. In alcune località marittime, come a Portofino e all’Isola dell’Elba, la colonnina di mercurio è arrivata a toccare 1.7-1.8 gradi in più rispetto a 40 anni fa. E il surriscaldamento avviene anche a profondità elevate, oltre i 25 metri.
ALGHE E CORALLI A RISCHO
“Durante le immersioni – spiegano da Greenpeace – abbiamo visto anche altri chiari impatti delle anomalie termiche pregresse, come lo sbiancamento o la morte di alcuni coralli (la madrepora a cuscino – Cladocora caespitosa, e alcune alghe corallineacee), nonché la morte di numerosi individui di nacchere di mare o Pinna nobilis, (specie ultimamente decimata proprio da malattie la cui diffusione è favorita dall’aumento delle temperature). Ma se alcuni di questi segnali si osservano anche in aree protette come Pianosa, in generale la situazione su quest’Isola è ben diversa: qui l’assenza di invasioni di campo da parte dell’uomo ha favorito il mantenimento di vere e proprie foreste algali, habitat ormai rari in quasi tutto il Mediterraneo e il proliferare della biodiversità – abbiamo incontrato tantissime specie di pesci, e si ha molto meno traccia della mucillagine, chiaro segnale che, laddove il mare è totalmente protetto, le specie hanno una maggiore resilienza a un cambiamento che è già in atto”.
S.O.S LANCIATO DAI NOSTRI MARI
Acque italiane in allarme dunque, secondo i poco assicuranti risultati raccolti che confermano la drammatica attualità della crisi climatica tutt’oggi in corso e intima immediate soluzioni per la riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera, prime responsabili del surriscaldamento globale.
Inesorabilmente stiamo assistendo alla morte di alcune specie e all’invasione di altre che meglio si adattano al cambiamento di temperatura:
“I dati raccolti evidenziano come da sud a nord siano in atto dei cambiamenti, spesso irreversibili, legati al riscaldamento del mare, anche in profondità, che stanno fortemente modificando la biodiversità dei nostri mari. Ci auguriamo che gli studi in corso attraverso il monitoraggio delle temperature e degli impatti sugli organismi bentonici in varie aree dei nostri mari servano a sviluppare le conoscenze necessarie per fronteggiare le attuali sfide ambientali”, dichiara Monica Montefalcone, responsabile del progetto ‘Mare Caldo’ per il DiSTAV dell’Università di Genova.
“L’ecosistema marino, già sotto pressione, è messo ancora più a rischio dalla crisi climatica. Solo tutelando le aree più sensibili potremo permettere ai nostri mari di adattarsi a un cambiamento che è già in atto” – Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace.
Ci auguriamo che il grido di allarme del nostro mare non rimanga inascoltato ma che si pensi presto alla protezione delle nostre meravigliose acque e della sua preziosa biodiversità.
Iaia Mingione
Per altri approfondimenti sui cambiamenti climatici, clicca QUI,
Milano, 12/06/2020 – IM