AMBIENTE

SE QUESTO È UN FIUME

Il Po, il più grande fiume italiano, s’è tolto la coperta d’acqua e ha svelato cosa si trova nel suo letto: plastica. La denuncia arriva via Twitter da Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia  tramite la pubblicazione di immagini inquietanti scattate in una chiusa del bacino: il fiume Po è in secca e svela un accumulo di rifiuti di ogni tipo.

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Si va dalle classiche bottigliette e rifiuti ben più ingombranti, tutti con un unico denominatore: i lunghi, lunghissimi tempi di smaltimento. I contenitori in polietilene o in cloruro di polivinile, con cui si fabbricano, ad esempio, flaconi e bottiglie, impiegano centinaia di anni per essere degradati; per gli oggetti in plastica apparentemente più inconsistenti, come i sacchetti, il tempo necessario è di almeno 10 secoli. Ebbene, il fiume Po, nel suo tratto veneto (ma presumibilmente altrove poco cambia) ha rivelato una fortissima presenza di tutto questo, trasformandosi, a causa del periodo di siccità, in un grande prato verde colmo di spazzatura.

Due problemi, quindi, si svelano prepotentemente ai nostri occhi: la noncuranza con la quale vengono abbandonati i rifiuti e la siccità che negli ultimi anni è diventata sempre più emergente. Il Po in alcuni tratti non ci regala nemmeno una goccia d’acqua e questa situazione si aggrava. Le piogge forse sono in arrivo, ma finora hanno latitato e i bacini del Nord sono ai minimi storici.

Purtroppo la situazione è aggravata da altre mancanze: quelle della neve di montagna e dei ghiacciai che si ritirano o che addirittura scompaiono, che si traducono in assenza di riserve idriche per l’estate. Bisogna ridurre il consumo di plastica e smaltire correttamente i rifiuti, ma anche invertire la rotta e mettere freno ai cambiamenti climatici. Non è più solo fondamentale, ma anche estremamente urgente.

RV / Alessia Bosani / Mag19

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Fotografie: Pixabay

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