ANIMAL EQUALITY, LOTTA ALLA CENSURA
Matteo Cupi di Animal Equality Italia in fondo se lo aspettava, fin da quando nel 2012 ha fondato la sezione italiana dell'associazione spagnola sapeva che sarebbe stata dura.
Matteo ha inziato a fare attivismo 17 anni fa ed intuiva che si sarebbe scontrato con grossi sistemi che non avrebbero subito in silenzio. E così è stato. Animal Equality Italia ha ricevuto denuncie, l'associazione è stata accusata di menzogna, è stata boicottata più e più volte e, l'ultimo colpo basso, è arrivato da Facebook.
Matteo, che non ha mai ammesso alcun tipo di censura sul web, è stato censurato. Censurato perché essendo la sensibilizzazione dei cittadini una delle cose che Animal Equality Italia ha più a cuore perché conscia del fatto che il cambiamento individuale porta a un cambiamento epocale, avevano trovato in Facebook un ottimo modo per mostrare ai cittadini italiani la scioccante realtà degli allevamenti intensivi e dei macelli italiani spendendo pochissimi centesimi per visualizzazione.
Per un annetto le cose hanno funzionato fono a che dall'inizio di settembre 2019 arriva lo stop: di colpo le immagini di Animal Equaliti diventano un problema perché da un momento all'altro sono in contrasto con le regole di Facebook, tanto che suggeriscono di fare pubblicità utilizzando immagini di animali felici perché l’esperienza degli utenti di Facebook non deve essere rovinata dalla vista di immagini né tristi né crude.
L'associazione è sempre autorizzata a diffondere i loro contenuti, ma se vogliono romuoverli, devono utilizzare solo animali felici. Se il contenuto diventa virale autonomamente, senza promozione, ma contiene scene di vita ordinaria all'interno di un allevamento intensivo o di un macello, Facebook avvisa l'utente che il video potrebbe mostrare immagini forti o violente. A questo punto non è detto che gli utenti aprano il contenuto!
Matteo però non si perde d'animo e vuole risolvere a priori il problema che sorgerebbe nel caso FB decidesse di oscurare le pagine di Animal Equality, quindi, per non dipendere dai social networked ed evitare di pagare inserzioni pubblicitarie per diffondere contenuti, invitiano a iscriversi al canale Telegram, un canale diretto di comunicazione con Animal Equality, dove è possibile accedere ai vari contenuti senza filtri e senza censura.
Si chiede anche di aiutare Animal Equality a diffondere i loro contenuti per evitare che le immagini che gli investigatori riescono a filmare rimangano nei loro uffici rendendo vano il lavoro fatto. Nel caso non possano più utilizzare Facebook per diffondere le loro immagini si sposteranno su altri canali perché di certo noi non si fermeranno al primo ostacolo perché le persone devono sapere cosa succede dietro le porte chiuse di allevamenti intensivi e macelli.
Per leggere l'articolo completo dal sito di Animal Equality, cliccare QUI.
Milano, 30/9/2019 – GC