COMMERCIO ILLEGALE DI ANIMALI: UN MERCATO TUTTO ONLINE
La criminalità cresce grazie ai social – Articolo di Claudia Pomponi
Dopo il traffico di esseri umani, di droga e armi, il commercio illegale di animali e derivati è il più grande business internazionale. Secondo la CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) il profitto di questa attività è intorno ai 100 miliardi di euro l’anno per la sola Europa.
Motivazioni e destinazione finale
L’acquisto di animali o parti di essi nasce da varie esigenze, che possono riguardare:
- la Medicina tradizionale.
Per via delle varie usanze locali, molto richieste sono le ossa di tigre, l’ingrediente base per il “vino di tigre”, una sostanza in grado di curare diverse malattie. Sorte simile spetta al pangolino per le sue squame, così tanto ricercate da renderlo il mammifero più trafficato al mondo. Alla lista si aggiunge il corno di rinoceronte, che si crede combatti il cancro, e il cui prezzo sta rivaleggiando con quello dell’oro. - l’Alimentazione.
Dall’Africa verso l’Europa e l’America, diverse specie di scimmie vengono vendute per la loro carne, favorendo possibili problemi di zoonosi. - il Possesso.
Gli animali sono catturati in natura, per poi finire in zoo, parchi acquatici o nelle mani di privati. Essi sono una grande attrattiva turistica e sono simbolo di un elevato status per gli acquirenti.
L’impatto del commercio illegale
Il commercio illegale, oltre a nuocere l’animale, ha due gravi effetti. In primo luogo finanzia l’acquisto di armi, e promuove i conflitti civili e il riciclo di denaro. In secondo luogo colpisce la biodiversità. L’ introduzione di nuove specie mette in pericolo la fauna selvatica locale; questo peggiora la lotta tra gli individui e distrugge le catene alimentari.
L’espansione illegale attraverso i social
Le migliorie dei social media, permettono ai trafficanti una vendita più rapida e meno controllata.
Con l’uso di semplici messaggi, di carte e telefoni non registrati, di gruppi segreti e profili falsi, il commercio illegale si sta espandendo con rapidità.
Internet è diventato un centro commerciale, dove i social media come Facebook sono i migliori negozi.
L’ACCO (Alliance to Counter Crime Online), un’organizzazione che si impegna a fermare le attività criminali digitali, ha notato che, cercando su Facebook varie parole associate al commercio illegale, ad esempio “corno di rinoceronte vendita”, più della metà delle pagine e dei gruppi identificati come trafficanti (circa 1,5 milioni di utenti), sono stati creati nei soli anni 2018-2020.
Insieme ad altre aziende social, a sei governi e tredici ONG, Facebook fa parte della Coalition Against Wildlife Trafficking (CAWT) – Coalizione contro il traffico di animali selvatici. I loro mezzi d’azione includono:
- la sensibilizzazione del pubblico;
- il rafforzamento delle forze dell’ordine;
- il sostegno politico.
Inoltre, Va considerato che le politiche di Facebook vietano annunci e contenuti che tentano di scambiare, vendere o acquistare animali.
Tuttavia, alcuni esperti affermano che tali metodi possono causare più danni che benefici. I trafficanti vengono avvertiti prematuramente.; creano così nuovi account e cancellano prove pubbliche utili per bloccare la rete intera.
Un rapporto di ACCO mostra come il numero di pagine e gruppi Facebook dedicati a questo mercato è cresciuto da quando la società si è impegnata a fermarne le vendite nel 2018.
Misure di controllo del commercio illegale
Secondo l’ACCO, “i governi devono emanare una legislazione che obblighi le società di social media a modificare i loro algoritmi per rilevare attività illegali invece di facilitarle”, spingendole ad assumersi la responsabilità legale dei crimini commessi sulle loro piattaforme.
L’aiuto dei singoli utenti potrebbe essere prezioso. Ricevendo un premio in caso di esito positivo, saranno invogliati a segnalare account o gruppi sospetti.
Un altro strumento potrebbe essere il ChimpFace, un software di riconoscimento facciale che, grazie all’analisi di migliaia di foto di singoli animali, riesce ad addestrare l’algoritmo. È un’applicazione in fase di sviluppo, che attende l’adesione da parte delle aziende.
Aspettando che le procedure vengono accolte, l’opinione pubblica inizia a frasi sentire.
Questa petizione chiede misure ben mirate:
- monitorare e limitare i risultati di ricerca sospetti;
- potenziare la moderazione dei contenuti;
- garantire l’efficienza degli algoritmi;
- collaborare con le forze dell’ordine e i ricercatori per denunciare i trafficanti.
Anche tu puoi far parte della soluzione!
Nel frattempo puoi firmare la petizione, segnalare account o gruppi sospetti e diffondere le notizie.
Claudia Pomponi
Milano, 26/01/22 – CP
Aporovo tutte le misure di questa petizione.