CARNE COLTIVATA: DIETROFRONT DEL GOVERNO?
Un passo indietro del Governo italiano sul veto alla carne coltivata.
Il Governo italiano ha ritirato la notifica Tris necessaria per l’approvazione del ddl sulla carne coltivata che ne vieta produzione e immissione sul mercato.
Ne danno notizia diverse testate giornalistiche tra le quali spicca un articolo pubblicato su Il fatto quotidiano.
Il ddl sulla carne coltivata
Il ddl 651 sulla carne coltivata è stato presentato dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, approvato il 28 marzo 2023 dal Consiglio dei ministri “con procedura d’urgenza” e approvato dal Senato il 19 luglio.
Attualmente in consultazione alla Camera, il ddl sulla carne coltivata introduce il divieto di produzione e immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché il divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali.
Un vera e propria crociata nei confronti delle proteine vegetali.
Il ritiro della notifica Tris
Il Governo italiano il 13 ottobre ha ufficialmente ritirato la notifica Tris (Technical Regulations Information System) che i paesi membri devono inviare a Bruxelles in caso di progetti legislativi che ostacolano la libera circolazione delle merci in ambito comunitario.
Solo dopo un esito positivo alla notifica Tris il Parlamento italiano avrebbe potuto approvare la legge sulla carne coltivata.
Il ritiro della notifica Tris può essere considerato come un modo per evitare una bocciatura ufficiale da parte della Commissione europea. Tanto più che alcuni Stati membri si erano già espressi negativamente rispetto al divieto voluto dal Governo italiano.
Ma è presto per cantar vittoria.
Il pericolo è che il Governo voglia apportare delle modifiche al ddl per ottenere il via libera della commissione Ue. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha infatti dichiarato che sul ddl si continua secondo quanto già normato e che la notifica Tris è solo posticipata.
Le Associazioni animaliste
In merito alla carne coltivata Claudio Pomo, Responsabile sviluppo di Essere Animali, ha dichiarato che “si tratta di un prodotto che non proviene dagli allevamenti intensivi, non richiede l’uso di antibiotici e altri farmaci, né produce tonnellate di deiezioni estremamente inquinanti”.
Tra l’altro, prosegue Claudio Pomo, l’Unione europea “ha già bocciato da tempo le proposte che prevedono restrizioni sulle denominazioni delle alternative vegetali alla carne, e si è impegnata a finanziare la ricerca sulla carne coltivata tramite il progetto Horizon Europe”.
Il parere di Claudio Pomo – Essere Animali
“Dal punto di vista del benessere animale, la carne coltivata è un’alternativa etica alla produzione di carne, che comporta mesi o anni di sofferenze in allevamento e che si conclude con l’uccisione degli animali. Anche se la produzione di carne coltivata richiede l’utilizzo di cellule animali, può rappresentare un’alternativa cruelty-free alla produzione di carne che può andare incontro a chi ancora non ha abbracciato la scelta vegetariana o vegana, che noi comunque auspichiamo”, ha commentato il presidente dell’Oipa Massimo Comparotto.
La LAV sostiene che il veto aprioristico sulla produzione e sul commercio, e quindi anche sulla ricerca, di alimenti a base cellulare mira a difendere gli allevamenti intensivi, principalmente in mano a poche multinazionali, e a ostacolare il settore delle proteine alternative.
Tale atteggiamento nuoce anche al progresso e alla competitività dell’Italia.
È infatti del 14 settembre la notizia che The Cultivated B, azienda di prodotti cell-based, ha iniziato l’iter di pre-submission per la richiesta di approvazione ad EFSA. Entro i prossimi due anni in Europa potrebbe circolare carne da agricoltura cellulare. E l’Italia non potrà certo vietarne l’importazione.
La crociata del ministro Lollobrigida e di Coldiretti contro la carne coltivata potrebbe quindi avere come unica conseguenza quella di danneggiare proprio l’industria e l’economia italiana.
QUI il link dove trovare i contenuti da noi prodotti sulla Carne Coltivata.
Alessandra Tedeschi
Milano, 23/10/23
La sola cosa confortante e’ che l’Italia non potra’ opporsi alla importazione del prodotto. Quanto all’auspicabile dietrofront del governo riguardo alla produzione della carne coltivata, la ragione deve sicuramente essere ricercata nel tornaconto personale di chi il dietrofront lo ha fatto o lo fara’, come sempre. Noi Animalisti esultiamo all’idea della fine delle atroci sofferenze imposte agli Animali da allevamento ma, piu’ di chiunque altro, teniamo i piedi per terra, gli occhi aperti e le orecchie spalancate.
Sinceramente non so cosa pensare.
Io, come vegana non mangio da anni la carne “naturale” e non mangerei neanche quella coltivata. In ogni caso non illudiamoci che la carne coltivata metterebbe fine agli allevamenti intensivi….