COMMISSIONE EUROPEA: PROMESSE NON MANTENUTE
Adesione dell’Europa alle richieste dei cittadini europei di Mariangela Corrieri.
La Commissione europea ha fatto delle promesse ai suoi cittadini: sul risanamento ambientale Nature Restoration Law, e sulla tutela del benessere animale negli allevamenti End the Cage Age.
Promesse che non ha mantenuto totalmente.
Nature Restoration Law
Sul risanamento dell’ambiente è stata approvata dalla Commissione europea il 27 febbraio scorso, la legge Nature Restoration law che in seguito affronterà l’approvazione da parte del Consiglio europeo, poi sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed infine entrerà in vigore 20 giorni dopo.
Concluso l’iter europeo, la legge passerà in fase finale ai singoli Stati chiamati a recepirla e renderla attuativa tra marzo e aprile del 2024. Sono state accolte le richieste di oltre 1 milione di cittadini, 100 imprese, 6000 scienziati e 200 Ong.
Dovrà non solo tutelare, ma anche ripristinare la biodiversità degli ecosistemi europei. Si stima infatti che, in termini di biodiversità, l’81% degli habitat europei sia in condizioni critiche e la Nature Restoration Law mira a riabilitare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050.
Stabilisce obblighi e obiettivi in diversi ambiti riguardanti i terreni agricoli e anche le aree urbane al fine d’invertire gradualmente il danno ambientale causato dai cambiamenti climatici e dall’attività umana incontrollata. Il ripristino di questi habitat non solo aumenterà la varietà di piante e animali, ma aiuterà anche a mantenere la pulizia dell’acqua e dell’aria e a ridurre il rischio di inondazioni.
Tutto ciò nonostante la feroce opposizione della destra e delle organizzazioni agricole. La legge, che entrerà in vigore dopo la ratifica degli stati membri, impone ai ventisette Stati d’introdurre, entro il 2030, misure di ripristino degli ecosistemi terrestri e marini, come zone umide, foreste, fiumi e praterie sottomarine, raggiungere obiettivi come la biodiversità, migliorare la sicurezza alimentare, contrastare il declino delle api e delle farfalle, adottare misure per incrementare l’avifauna comune ovvero gli uccelli come preziosi indicatori di biodiversità.
La legge impone anche di piantare tre miliardi di nuovi alberi e introduce il reato di ecocidio, una misura forte volta a punire coloro che danneggiano l’ambiente e inquinano.
End The Cage Age
L’ultimo sondaggio dell’ Eurobarometro (ricerca d’opinione avviata nel 1973 dalla Commissione europea) aveva espresso il desiderio comune e urgente dei cittadini di migliorare le condizioni legate al benessere animale.
In Italia, oltre il 90% dei partecipanti desidera che gli animali da allevamento abbiano più spazio e migliori condizioni di vitae si oppone alle mutilazioni soprattutto a quelle senza anestesia.
Ma l’iniziativa dei cittadini europei per eliminare l’uso delle gabbie “End the Cage Age che ha raccolto 1.400.000 firme, non è stata accolta.
La legge sul benessere animale per la quale nel 2020 la Commissione europea si era impegnata a modificare le antiquate normative entro il 2023, nonostante gli impegni assunti e i ripetuti rinvii, non è stata rispettata.
A seguito di numerose sollecitazioni è emerso che verrà presentata solo una delle quattro proposte previste, quella per modificare il regolamento sui trasporti di animali vivi.
Restano in sospesole normative sugli animali da allevamento, sulla macellazione e sull’etichettatura nonché, com’era previsto, la necessità di iniziare a promuovere maggiormente il consumo di proteine vegetali. Era stata la stessa Commissione europea, infatti, ad ammettere che un’alimentazione a base vegetale e la conseguente riduzione dei consumi di carne potesse fare bene sia alla salute delle persone sia all’ambiente.
Più di 2 miliardi di animali terrestri(esclusi quindi i pesci) vengono allevati ogni anno in Europa. Miliardi di individui che, come svelano le inchieste, vengono ancora oggi trasportati, allevati e uccisi in condizioni terribili, costretti a subire continui abusi e sofferenze.
Osservando le pubblicità spudoratamente invadenti, ci domandiamo: Il benessere animale negli allevamenti esiste davvero? Il marketing ci parla di galline che razzolano libere all’aperto, mucche che brucano su grandi distese d’erba e maiali che rotolano nel fango. Non è così, la pubblicità invadente è spudoratamente ingannevole.
In Europa più di 300 milioni di animali ogni anno soffrono rinchiusi nelle gabbie e nei capannoni senza vedere né erba né sole, 14 milioni di conigli invisibili, macellati nel 2023, ha passato tutta la vita in una gabbia minuscola senza poter saltare nè muoversi, 9 milioni di quaglie invisibili sono state macellate sempre nel 2023.
Inoltre è la legge stessa a stabilire che le galline ovaiole vivano in 13 in un mq, ovvero in uno spazio grande poco più di un foglio formato A4. Ai polli “allevati a terra” non va meglio: all’interno di enormi capannoni, vivono circa in 20 per ogni mq. Le scrofe destinate alla riproduzione, per una parte della gestazione (che viene indotta artificialmente a ciclo continuo) vivono in gabbie di ferro larghe 60 cm, alte 65 cm e lunghe 2 m: non hanno a disposizione nemmeno lo spazio per alzarsi o girarsi su se stesse.
L’80% dei fondi europei per l’agricoltura italiana finisce nelle casse delle grandi aziende agricole e zootecniche e niente alle aziende biologiche e biodinamiche.
Se vogliamo il cambiamento di questo sistema crudele e violento che ci rende responsabili per ignoranza, indifferenza o accettazione, dobbiamo modificare le nostre abitudini, renderci conto che ci alimentiamo di esseri che erano madri, padri, cuccioli, creature senzienti con sentimenti, emozioni, paura, dolore, amore….proprio come noi anche se diversi da noi, ma tutti parte di un Pianeta meraviglioso che è precipitato nell’Antropocene per responsabilità dell’uomo.
«Ascolta: io rifiuto di mangiare animali perché non posso nutrirmi con la sofferenza e con la morte di altre creature. Rifiuto di farlo perché ho sofferto tanto dolorosamente che le sofferenze degli altri mi riportano alle mie stesse sofferenze.” Edgar Kupfer-Koberwitz, deportato nel lager di Dachau.