LIBERO… PAUL WATSON FINALMENTE LIBERO
Il Capitano Paul Watson dopo quasi 5 mesi passati in carcere è stato liberato.
Il Capitano Paul Watson della Captain Paul Watson Foundation, arrestato il 21 luglio 2024 a seguito di un mandato d’arresto internazionale, non sarà estradato in Giappone, come richiesto dalle autorità nipponiche, ma, anzi è stato liberato.
Tante le iniziative pubbliche per richiedere la liberazione di Paul Watson anche nel nostro paese, è stata quindi immensa la felicità di chi ha seguito e sostenuto il Capitano alla notizia della sua scarcerazione, ecco di seguito la reazione di Michele De Leo, capofila della Captain Paul Watson Foundation Italia e collaboratore di RadioVeg.it.
Ripercorrendo la vicenda
L’arresto era avvenuto mentre Watson si trovava in missione per intercettare la baleniera giapponese Kangei Maru. Una volta fermatosi con il suo equipaggio per fare rifornimento a Nuuk, capitale della Groenlandia, la polizia federale danese è salita a bordo dell’imbarcazione mettendo il Capitano Paul Watson agli arresti.
Le accuse, lanciate dal Giappone, erano di «cospirazione per violazione di domicilio», «violazione e distruzione di proprietà» e «ostruzione al commercio» e facevano riferimento a fatti avvenuti nel 2010 contro la baleniera giapponese Shonan Maru 2.
Sottoposto a processo, a inizio dicembre 2024 la detenzione del Capitano nella prigione di Anstalten era stata prolungata fino al 18 dicembre, valutando una possibile estradizione in Giappone, dove avrebbe rischiato una condanna a vita. I legali hanno però ripetutamente denunciato le irregolarità nel processo, segnalando la falsità delle prove prodotte dalle autorità nipponiche.
Watson stesso aveva ribadito più volte la propria innocenza anche attraverso una accorata lettera scritta dal carcere prima del 2 dicembre.
Lettera dal carcere di Paul Watson
«Torno in tribunale di nuovo il 2 dicembre, giorno del mio compleanno. Sarà la mia sesta comparizione in aula dopo 134 giorni. Non è stata ancora presa alcuna decisione. Il 21 luglio ero sicuro che sarei stato rilasciato una volta che la polizia avesse esaminato le prove e i fatti. Le prove dimostrano chiaramente che non ero coinvolto né nella pianificazione né nelle attività legate al presunto “crimine”. Quando mi sono presentato in tribunale il 15 agosto, mi è stato detto che la polizia non aveva ancora esaminato i video. È stato ordinato il mio trattenimento fino a settembre. Il 3 settembre, sono stato finalmente interrogato dalla polizia e di nuovo portato in tribunale, dove giudice e pubblico ministero si sono rifiutati di visionare i video. La mia detenzione è stata prorogata fino al 2 ottobre. Dopo due mesi, ero certo che il Ministero della Giustizia danese avesse avuto il tempo di esaminare il caso. Mi sono presentato in aula fiducioso che le prove e i fatti avrebbero portato al mio rilascio. Invece, è stato nuovamente ordinato il mio trattenimento fino al 2 dicembre.
Il 2 dicembre compirò 74 anni. Non vedo i miei figli da giugno e mi è consentito di fare solo una telefonata settimanale di 10 minuti alla mia famiglia. In cinque mesi mi sono presentato quattro volte al tribunale della Groenlandia, ogni volta con speranza e fiducia. Dalla documentazione video si evince chiaramente che si tratta di un’accusa politica per un reato minore commesso 14 anni fa. L’accusa stessa non giustifica un’estradizione. Non ho ferito nessuno; in realtà, nessuno è stato ferito. Un baleniere ha riportato una piccola vescica sul guancia, autoinflitta dal suo stesso spray al peperoncino. Questo fatto avrebbe potuto essere dimostrato attraverso un’analisi chimica degli indumenti che indossava, ma tali indumenti sono stati bruciati, poiché ritenuti “non rilevanti”. La distruzione delle prove dovrebbe di per sé annullare le accuse.
Tornerò in tribunale il 2 dicembre, ma questa volta senza speranze o aspettative di rilascio. Questa situazione è diventata una forma di tortura psicologica e, ora, il mio ultimo atto di difesa è smettere di sperare, accettare che non passerò il Natale con i miei figli e che non li vedrò per altri sei mesi. La domanda è: perché il Ministro della Giustizia danese non prende una decisione quando prove e fatti dimostrano chiaramente che il caso non può comportare l’estradizione e io ho già scontato più tempo in carcere di quanto avrei scontato se fossi stato colpevole in Groenlandia? I miei avvocati affermano che per un’accusa simile in Groenlandia avrei ricevuto solo una multa simbolica, senza carcere.
Il vero crimine qui sono le operazioni illegali di caccia alle balene condotte dal Giappone nel Santuario dell’Oceano Meridionale, in violazione della moratoria globale della Commissione Internazionale sulla Caccia alle Balene, una violazione confermata dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia nel 2014. Mi trovo in questa prigione perché il mio programma televisivo Whale Wars ha esposto al mondo i crimini dei balenieri giapponesi, causando loro umiliazione e imbarazzo».
Milano, 19/12/2024 – GC