AUSTRALIA, L’APOCALISSE IN TERRA NON SI PLACA
La situazione.
Non si può che chiamare apocalittica la situazione in cui si trova l’Australia da più mesi. Un vero e proprio inferno che si è abbattuto in una terra che, in questo periodo, sta ancora vivendo la stagione estiva e che quindi, vede aggravarsi la situazione. Si parla di temperature che arrivano fino ai 50°, facile intuire quindi che, se non sono le fiamme o il fumo a uccidere, ci pensano le alte temperature ad alzare il numero delle vittime.
Il destino degli animali.
Un dramma senza fine. I cittadini e turisti vengono evacuati nelle zone meno a rischio, ma è la fauna a trovarsi nella situazione peggiore: animali selvatici che trovano una morte atroce intrappolati tra le fiamme e un numero indefinito di capi di bestiame gravemente ustionati che vengono abbattuti dagli allevatori. Nella zona di Upper Murray si calcola che 12mila bovini e seimila pecore siano stati soppressi perché ritenuti inguaribili o troppo costosi da curare.
Insomma, nel mondo animale il dramma è inenarrabile. I numeri delle vittime, secondo gli ecologisti dell’Università di Sydney, arrivano a 480 milioni tra mammiferi, uccelli e rettili.
I Koala.
Sono i Koala del Nuovo Galles del Sud a registrare la perdita maggiore. Più del 30 per cento della popolazione totale dei Koala è persa, si parla di ottomila esemplari morti carbonizzati o soffocati dal fumo.
Generalmente se si tratta di incendi ridotti, i Koala trovano riparo e si salvano sugli alberi, ma l’entità degli incendi che avvolgono l’Australia ora è enorme e per i Koala è impossibile salvarsi. Non è raro vedere koala avvicinarsi ai vigili del fuoco, ciclisti e altre persone nell’estremo tentatativo di ricevere acqua e aiuto.
Eroi.
In questo situazione per fortuna non mancano persone che si possono definire dei veri e propri eroi. Grazie al pronto intervento di 15 coraggiosi guardiani, tutti i 200 animali in pericolo nel parco naturale, ex zoo, di Mogo, gravemente minacciato dalle fiamme sono stati evacuati. Gli animali di taglia piccola sono stati ospitati nell’abitazione privata del direttore del parco Chad Staples, mentre quelli più grandi sono stati trasferiti in recinti lontano dalla città.
Purtroppo gli incendi devastatori sono destinati a bruciare fino a che non arrivano le prime pioggie, previste fra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Ed allora sarà tremendo tirare le somme dei risultati di questo inferno. Le zone più colpite sono quelle del New South Wales e del Queensland, con aree incendiate più grandi della città di Sydney.
Pareri dei poteri forti.
Secondo Bidda Jones, responsabile della “Australian Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals”, gli incendi avranno un “grande impatto sulla biodiversità e la fauna selvatica”. Sulla base dei dati forniti dal servizio metereologico, il mese di novembre è stato il più secco degli ultimi 40 anni.
E’ molto acceso in Australia il dibattito politico sulle conseguenze del cambiamento climatico. Il primo ministro australiano Scott Morrison ha affermato che non esiste “alcuna prova scientifica credibile” che colleghi il cambiamento climatico con gli incendi. Preoccupante il rifiuto da parte del governo federale di ammettere che le crescenti emissioni di carbonio dell’Australia e le massicce esportazioni di combustibili fossili abbiano giocato un ruolo fondamentale nella crisi degli incendi. Sono diversi gli scienziati che accusano la classe politica di “nascondere la testa sotto la sabbia mentre il mondo brucia intorno a loro”. E in questi giochi di potere ad andarci di mezzo sono persone ed animali.
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Milano, 05/01/2020 – GC