CHERNOBYL, QUASI UN “MIRACOLO”
Sembra ci sia del miracoloso in ciò che sta accadendo a Chernobyl, la cittadina bielorussa dove, nel 1986, è avvenuto il più grave disastro nucleare della storia dell’uomo.
Le conseguenze di quel che successe sono ancora tangibili e tuttora esiste un “ponte” che collega famiglie italiane di buona volontà che accolgono ogni anno per qualche mese i bimbi bielorussi per permettere loro di cambiare un po’ aria e rigenerarsi dalle letali radiazioni che ancora persistono in quella zona.
La notizia sorprendente è che un team di ricercatori dell’Università della Georgia, in Usa, ha evidenziato un indice di biodiversità molto elevato proprio nelle aree più inquinate del mondo, legato alla sopravvivenza e alla convivenza di specie animali che in altri posti la competitività e la presenza preponderante dell’uomo non rendono possibili.
Cervi, lupi, volpi, alci, cinghiali, sono i protagonisti di un macrocosmo ambientale che sta prendendo forma proprio in quelle zone dove il livello radioattivo continua a rimanere superiore alla media. Gli animali prosperano e si riproducono con grande facilità perché la mancanza dell’uomo rende la loro vita più sicura: non esistono barriere architettoniche, le strade sono liberamente percorribili, e non c’è il rischio di finire impallinati
L’autorevole rivista Current Biology pone particolare attenzione sul fatto che l’alta percentuale di molte specie di mammiferi presenti in quelle aree non risentono delle radiazioni, anzi godono di ottima salute, si stanno riproducendo riconquistando così il territorio. Addirittura la popolazione dei lupi risulta sette volte superiore a quella di altre località “più sane”.
Jim Smith, a capo dello studio, colpisce con il suo sarcasmo quando afferma che "Se dovessimo ponderare su largo spettro l’impatto ambientale di Chernobyl, potremmo dire che l’incidente non ha fatto gravi danni", sta, comunque, di fatto che sul lungo termine le popolazioni animali più progredite non hanno certo subito la devastazione patita da altre specie o dall’uomo stesso che è completamente scomparso dall’area in esame. E, dunque, gli animali hanno beneficiato anche di questo aspetto, sfruttando le case abbandonate che sono state utilizzate come ripari di super lusso. «In pratica la zona di Chernobyl, contro ogni aspettativa, si è trasformata in una specie di riserva naturale».
Fosse tutto vero, sarebbe una prova in più che la razza umana non è certo la più forte!
Fonte: www.rivistanatura.com
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Milano, 13/4/2016 GC