LAVORO E AUTOPRODUZIONE, COME GESTIRLI.
E’ possibile gestire autoproduzione e lavoro? Far collimare tempo e denaro? Certo che sì! – Articolo di Grazia Cacciola
E’ sempre più chiaro che sarebbe utile tornare all’autoproduzione, soprattutto in periodi difficili come questi, ma come fare a conciliare il fai da te con gli impegni di lavoro? L’articolo di Grazia Cacciola di Erbaviola ci propone qualche utile spunto.
Come gestire autoproduzione e lavoro
Come gestire autoproduzione e lavoro? Se lo chiedono in tanti che sono sottoposti a ritmi frenetici e non sanno come rinunciare al cibo già pronto o ai vestiti preconfezionati. Oggi ho voluto parlare del mio metodo personale per gestire un lavoro a tempo pieno e l’autoproduzione di gran parte di quello che utilizziamo. Il riuscire a gestire autoproduzione e lavoro non è così difficile, adottando alcuni semplici metodi.
Si sa, è storia nota, a molte cose già pronte ci siamo abituati e non le notiamo nemmeno. Al dado pronto, alla pasta confezionata e ai vestiti in serie si erano già abituati i nostri nonni, quando non i bisnonni. Tutto sembrava più veloce, meno costoso, più pratico e sembrava che facesse risparmiare tempo e denaro. Oggi sappiamo che non è così, che quel tempo e denaro lo pagheremo molto più caro, altrove. L’autoproduzione è infatti anche un gesto di tutela della nostra salute, del nostro mondo domestico, del nostro buon vivere rispetto al vivere di corsa per comprare cibo pessimo in confezioni di plastica da buttare o vestiti tossici cuciti da schiavi dall’altra parte del mondo.
Riuscire a gestire autoproduzione e lavoro = più tempo
Però noi abbiamo molto meno tempo dei nostri nonni e bisnonni. Abbiamo una quantità di elettrodomestici che dovrebbero aiutarci a risparmiare tempo e sforzi, eppure di questo tempo non ne abbiamo mai abbastanza. Come si può quindi pensare che tornare a fare tante cose a mano, invece di comprarle, sia un bene per la nostra vita?
Lo è. Io lo faccio da tanti anni e ho constatato che fare tanta autoproduzione è sostenibile anche con i ritmi di lavoro moderni e, anzi, rende molto di più di quello che costa in termini di impegno. Inoltre, con un minore bisogno di denaro dato proprio dall’autoproduzione, possiamo decidere di diminuire i carichi lavorativi, per esempio passare a un part-time o andare in pensione con molto anticipo.
Ho un’amica (ciao Stefy!) che fa già molta autoproduzione in casa e ha un lavoro canonico, con stipendio. Da quando ha messo in piedi un orto di mezzo ettaro, continua a ripetermi che potrebbe vivere tranquillamente con la metà del suo stipendio attuale e …ha già un part time per una precedente scelta di leggerezza!
Così sta lavorando in quella direzione. Nel maggiore tempo libero che avrà tra poco, farà quello che le piace. La chiave del progetto, per lei, è stato scegliere un tipo di coltivazione naturale che non richiedesse cure quotidiane.
Alla fine il gestire autoproduzione e lavoro insieme le sta regalando una vita molto più leggera.
Come gestire autoproduzione e lavoro
Nel mio caso, ho un lavoro a tempo pieno, anzi due. Ho un lavoro che non c’entra nulla con questo sito e l’autoproduzione, un lavoro che richiede la mia presenza e attenzione per i clienti. La maggior parte della mia giornata lavorativa è dedicata a questo. Poi c’è quello che gravita attorno a Erbaviola: lo studio e la redazione di libri e articoli, insieme alla redazione di questo sito e ai corsi.
Nel mio caso, la soluzione è stata pensare a come gestire autoproduzione e lavoro in momenti ben distinti e che non entrassero in conflitto. Le soluzioni che ho trovato e che mi hanno accompagnata finora sono quelle che vi racconto di seguito. Spero possano essere utili anche a voi. Spero anche che vogliate condividere le vostre tecniche organizzative perché… Non si smette mai di migliorare! Sono qui sull’attenti che aspetto di imparare di più dai vostri commenti!
Autoproduzione di grandi quantità = meno lavoro
Questa è la mia regola aurea, la principale. Che si tratti di marmellate, semine, vestiti, detersivi o pasti quotidiani, non produco mai una sola cosa per volta. Ci sono cose come i detersivi e i profumi per la casa che produco una sola volta all’anno. Per esempio, il mese scorso in un’ora ho schierato tutte le mie quattro bottiglie di vetro per le ricariche del deodorante casa. Le riempio con la mia miscela di oli essenziali e le metto nel ripostiglio. Travaso ogni quindici giorni in due boccette spray di vetro, una per piano. Un’ora all’anno in tutto, compreso il lavaggio micragnoso delle boccette spray.
Applico lo stesso metodo a tutto quello che può avere una lunga durata, questo evita di ripetere inutilmente la stessa azione cinquanta volte in un anno, visto che ne consumo in media due ogni quindici giorni. In alternativa, ci metterei almeno tredici ore (circa mezz’ora ogni volta per tirare fuori tutto, riempire due boccette e rimettere via tutto).
Lo stesso vale anche anche per i pasti: non cucino mai una sola cosa per volta. Se sto cucinando, ci sono almeno due preparazioni in più che vanno in frigo o in freezer o nell’essiccatore o in barattoli. In questo modo ci sono sempre giorni in cui non cucino, ho già tutto pronto. Questo tra l’altro ci evita anche una quantità di pasti fuori quando rincasiamo tardi o non abbiamo voglia di preparare.
Molti ritengono che sia necessario molto spazio, ma non sono d’accordo. Come dicevo, ho una casa piccola, dove l’organizzazione è la chiave di tutto. Negli anni mi sono studiata metodi per ridurre ingombri, impilare meglio, sfruttare zone strambe. Per esempio, nessuno vieta di utilizzare un armadio in corridoio o all’ingresso per conservare le proprie scorte, anzi, c’è addirittura chi ha felicemente ridotto il guardaroba a metà e riempito l’altra parte di sacchi di cereali e legumi (ciao Alice!).
Nell’autoproduzione il baratto è una salvezza, se fatto bene
Non baratto con persone che non conosco, non lo faccio online e non utilizzo le spedizioni. Mi sembra che a volte le persone decidano di fare dei baratti sull’onda dell’entusiasmo per il baratto stesso. La mia idea di baratto nell’autoproduzione è invece una semplice idea di scambio locale o con amiche di cui conosco bene filosofia, valori e metodi di produzione.
Per esempio, io non faccio i saponi perché è un’attività che non mi piace. Però faccio altre cose come candele di cere naturali, maglioni, sciarpe, cappelli e lavori di cucito che scambio con le due amiche che fanno saponi. L’anno scorso la nostra scorta di saponi solidi e liquidi è stata barattata con due maglioni in bamboo su misura. Due anni fa, una fornitura di passata, da pomodori coltivati in proprio, è stata barattata con il restauro di un mobile di famiglia. Questa è la mia idea di baratto.
Puntare sull’organizzazione personale
Ognuno deve trovare il suo metodo e i suoi spazi, l’importante è non andare a casaccio, altrimenti ci si arena. Il mio metodo per esempio varia a seconda delle stagioni. Oggi, in estate, relego tutte le preparazioni a caldo e in grandi quantità a prima delle sette del mattino, quando fa ancora fresco. Qualcun altro preferirà la sera tardi.
Non lo faccio tutti i giorni ma so che, almeno a giorni alterni, preparerò qualcosa prima delle sette. Stamattina ho fatto una torta al limone per le colazioni che ci durerà in frigo circa 4 giorni e, intanto che cuoceva, ho pulito e tritato verdure per un pentolone di dado vegetale che, suddiviso in vasetti, ci durerà per 6-7 mesi. Infine ho travasato il kombucha che devo portare a un’amica e messo a fermentare un litro di yogurt di soia (con il latte di soia che avevo già fatto l’altro ieri). In tutto ci ho messo tre quarti d’ora, infilandoci anche la colazione. So già fare tutto, vado con il pilota automatico ormai. A volte ci infilo qualcosa di nuovo ma mai più di una, altrimenti è l’anticamera del disastro.
Probabilmente, se dovessi fare le stesse cose durante il giorno, ci metterei molto di più. Questa è una legge del Cosmo di cui non ho ancora trovato la spiegazione, ma esiste da qualche parte.
Al momento ho anche in lavorazione una maglia per me per l’autunno, che porto avanti come piacere nei momenti di pausa. C’è chi gioca alla Playstation, chi fa la Settimana Enigmistica, io mi rilasso calcolando a mente i punti complicatissimi… e alla fine ho una maglia nuova!
Sto progettando di migliorare e ridipingere la cucina. La voce numero uno del progetto è: organizzazione.
Fa la differenza tra un lavoro in due giorni e un lavoro di una settimana rasentando la crisi di coppia! Credetemi, il fai da te può mettere a dura prova le coppie più rodate, specialmente se una si impunta di saper usare la sega circolare e, mentre lo fa, l’altro le urla in un orecchio che secondo lui no. Un esempio a caso su un’anta nuova che, in seguito allo psicodramma auricolare, ho tagliato a zigzag e ho dovuto riciclare come mensola in garage. Adesso nel mio piano organizzativo c’è anche di fare testa o croce su chi taglia e il perdente deve andare a mangiarsi un gelato tre paesi più in là.
In pratica: che si preferisca la sera, la notte, il mattino, l’alba o il pomeriggio, secondo me avere un piccolo spazio di tempo costante, di tre quarti d’ora, rende l’autoproduzione una parte della vita invece che una fatica improba una volta ogni tanto.
(Sul come faccio a sapere o ricordarmi cosa fare, ci torno prossimamente!)
Poca autoproduzione sui social
I social sono invasi da gente che parla di fare autoproduzione. La vedo come una spinta ottima a queste pratiche. Ci sono però degli accorgimenti da adottare prima di deprimersi davanti agli account di quelle che chiamo “Le Faso-tuto-mi“, le terribili faccio-tutto-io (non so perché nella mia mente siano interpretate da una vecchia contadina veneta). Persone che declamano di far tutto da sé, con l’unico scopo di far venire la depressione anche al nonno di Heidi.
Meglio seguire maggiormente persone vere che fanno una vita simile alla nostra: sarà più facile trarre spunto. Magari le foto saranno meno belle e i post meno frequenti, ma ci arriveranno informazioni concrete. Se io seguissi una casalinga che spignatta tutto il giorno vestita impeccabilmente e con una casa perfetta, alla fine mi deprimerei perché non riuscirei a fare un terzo di quel che fa lei, oltre al tempo per infiocchettarlo online.
Nello stesso modo, una una casalinga si annoierebbe con me, perché non posto una preparazione tutti i giorni e nemmeno una a settimana. Riflette la mia vita vera: non ho tre ore al giorno da dedicare ai social (e se le avessi non le dedicherei ai social!).
Le preparazioni che faccio nella vita reale sono ripetitive, hanno uno scopo pratico: non ho ricette nuove e mirabolanti scoperte sui detersivi autoprodotti ogni giorno. Grazie al cielo.
Secondo, ed è un consiglio spassionato: seguire il meno possibile chi continua a parlare di prodotti e produttori. Inutile che vi spieghi chi sono gli influencer, lo sapete anche voi, nell’autoproduzione ce ne sono una quantità imbarazzante e tutti i produttori sono sommersi di richieste di omaggi e sponsorizzazioni da queste signore dell’autoproduzione. Il loro fine è solo guadagnare facendoveli comprare, il che non è proprio il fine dell’autoproduzione. Più si seguono questi profili pensando di ricavarne delle ricette, più la spinta all’acquisto “eco” inutile aumenta.
Inizierete a pensare che non potete assolutamente fare a meno del portasapone solido compostabile che dura un mese di appiccicamento al lavandino, quando invece il portasapone di ceramica nel bagno di tutti dura anche cinquant’anni. Io ne ho uno in terracotta ormai maggiorenne e i miei “solidi” li fa nel tempo libero una mia amica, di professione insegnante. Le dovrò dedicare almeno cinque stories su Instagram o i suoi saponi si sentiranno meno belli!
(Le aziende vanno benissimo, ma per fare cose utili e sostenibili che non possiamo fare da soli, non per ampliare la gamma dell’inutile o di quello che va smaltito dopo poco).
Non cercare di imparare tutto subito, ma una cosa all’anno
Nessuno di noi è la dea Kalì con dieci braccia e, anche lo fosse, resterebbe sempre un unico cervello a dirigerle. Meglio fare poco, anzi pochissimo, in grandi quantità e farlo con amore e molto bene.
Come avevo già raccontato, io mi prefiggo di imparare solo una cosa all’anno in materia di autoproduzione. Un anno ho imparato a cucinare, ero giovanissima. Cucinavo al ritorno da scuola, per me. All’inizio bruciavo quasi ogni cosa e pranzavo con panini di emergenza. Poi ho iniziato a capire le logiche e, alla fine dell’anno, ho messo in tavola una diplomatica perfetta. Mia nonna, che aveva osservato i miei progressi come assaggiatrice ufficiale, mi regalò la mia prima pentola seria, una WMF che uso ancora e che mi ricorda l’entusiasmo di raggiungere una meta, di chiudere un cerchio.
Molti anni dopo, licenziandomi dall’ultimo lavoro in azienda, mi è venuta voglia di imparare a fare il pane e solo quello, in tutte le forme, mi sono divertita per qualche mese con la panificazione e ora ne conosco molti segreti.
Me li porterò dietro per sempre, anche se poi magari per un anno preparo sempre lo stesso pane, in automatico, solo perché serve.
In questo modo, anche se il procedere sembra lento, si acquisiscono delle competenze per la vita. Nessuno vieta di imparare due cose in un anno, l’importante è solo il concetto: non cercare di fare tutto subito perché ci si stanca e si genera solo frustrazione. Si può cominciare gradualmente: quando volevo una casa con un grande orto e giardino, ho cominciato a coltivare fiori e verdure sul balcone del mio appartamentino in affitto. Quando abbiamo comprato la casa di campagna con l’orto, sapevo già molto, non sono partita da zero.
Entusiasmo, soddisfazione e apprezzamento
Fare ciò che piace, non ciò che fanno tutti. Se la moda è tingere i tessuti con le foglie secche ma a noi piacciono i tessuti in tinta unita, perché dovremmo interessarci di questa tecnica?
Fare ciò che piace e che è utile per noi. Se non mangio pasta o ne mangio poca, sarà inutile imparare a farla. Sarebbe un lungo percorso per qualcosa di marginale. Nello stesso modo, se mi piace mangiarla ma non mi entusiasma farla, meglio ricorrere al baratto o a un buon produttore bio, magari con imballaggio non in plastica.
L’entusiasmo e la cura per quello che si fa sono una parte importante per riuscire a gestire lavoro e autoproduzione.
Concentrarsi sul bello del percorso è altrettanto importante: stamattina, mentre preparavo la torta, il dado e lo yogurt, canticchiavo e mi sono goduta tutti i tre quarti d’ora facendo un’attività manuale che mi piace. Quando vado a innaffiare l’orto o a seminare qualcosa, starei lì delle ore a guardare le piante, studiarmi meglio i microclimi, lavorare con la terra e i profumi che sprigiona. Alla fine sono molto soddisfatta delle mie coltivazioni, anche quando sembrano spellacchiate, e apprezzo l’intero processo, non solo il raccogliere i pomodori quando sono maturi.
Bisogna cercare questo percorso piacevole e cominciare da quello che risuona nella propria vita. Se ti piace cucire ma detesti cucinare, scambia grembiuli bellissimi con conserve! Apprezza fino in fondo quello che fai e goditi la soddisfazione del risultato finale.
Un’ora di cucina ogni tre giorni può fornire tre cene tranquille e senza corse in cui non si prepara alcunché. Non è tempo liberato per rincorrere altro, è tempo da godere, è il risultato dell’autoproduzione: più tempo, più salute e minori costi. Ci vuole tempo anche per fermarsi e apprezzarlo, altrimenti diventa una corsa sfiancante che prima o poi si abbandona.
E voi, quali sono i vostri trucchi per organizzare autoproduzione e lavoro? Mi piacerebbe imparare qualche nuova tecnica!
Foto credit: www.zanda. photography, Kelly Sikkema, Tomáš Petz, Rebecca Grant, Nadya Spetnitskaya on Unsplash
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Milano, 16/07/2022