CACCIA ALLA BALENA: L’ISLANDA VERSO LO STOP
Il commercio del cetaceo più grosso è ormai in declino – Articolo di Claudia Pomponi
Dopo quindici anni, l’Islanda decide di fermare la caccia alla balena. Il governo ha annunciato il divieto, che entrerà in vigore nel 2024.
Le motivazioni, pur mostrando una nuova presa di coscienza su cui porre attenzione, sono purtroppo ben lontane dal rispetto dell’animale che ci sta a cuore. La decisione è infatti legata all’aspetto economico, ma guardando il lato positivo, la svolta significa meno mattanze per i magnifici cetacei.
Perché l’Islanda vuole vietare la caccia alla balena?
Anche se la carne di balena è parte delle tradizioni del paese da secoli, negli ultimi anni la sua richiesta ha iniziato a diminuire. Come riportato nei giornali, per la ministra dell’alimentazione, dell’agricoltura e della pesca islandese, Svandís Svavarsdóttir, “ci sono poche ragioni per autorizzare la caccia alle balene oltre il 2024, quando scadranno le licenze attuali.”
Le licenze di caccia permettono di abbattere oltre 400 balene nel periodo 2019-2023. Dopo lo scoppio della pandemia però, i numeri sono crollati, e nel 2021 è stato ucciso un unico giovane esemplare.
Molte sono le motivazioni:
- Il coronavirus ha reso difficile il lavoro nelle industrie di lavorazione della carne.
- Il principale importatore, il Giappone, nel 2019 ha ripreso la caccia dopo dieci anni di pausa. Le concorrenza ha creato una grave crisi.
- L’estensione della zona costiera in cui la caccia è vietata, costringe le baleniere a cercare più lontano le loro prede. Risulta meno dispendioso, quindi, tenere ferme le barche.
- Gli islandesi, sempre più contrari alla caccia, hanno praticamente smesso di mangiare carne di balena, consumata regolarmente solo dal 3% della popolazione. Questa scelta sembra condivisa anche in Giappone, dove 9 abitanti su 10 affermano di non acquistarla più. La tradizione, invece, rimanere ancorata agli anziani.
- Forte è la critica da parte del resto del mondo. È proprio la Ministra Svavarsdóttir a dichiarare quanto questo fattore ha un impatto negativo sull’economia islandese.
Perché la balena viene cacciata?
Le balene nel corso dei secoli sono state perseguitate non solo per la loro carne, ma anche per i loro derivati: il grasso produce l’olio, i fanoni (lamine presenti nella bocca, simili ai denti) usati per la creazione di fruste o aste, l’ambra grigia (sostanza molto profumata prodotta dall’intestino) utilizzata per la realizzazione di profumi. Al giorno d’oggi, oltre a essere fonte alimentare, le balene sono impiegate come esca da pesca, o per vaghi e sfuggenti “scopi scientifici” (come questo forse?).
Perché occorre fermare la caccia alla balena?
Definite come “ingegneri del mare”, questi cetacei offrono un grande aiuto per contrastare i cambiamenti climatici. Grazie ai loro movimenti, i minerali sedimentati nel fondale marino risalgo in superficie e si diffondono intorno; ciò permette lo sviluppo del fitoplancton, il miglior assimilatore di anidride carbonica. Inoltre, quando muoiono, molte raggiungono il letto dell’oceano, creando un substrato perfetto per la crescita di nuova vita.
Nonostante il grande sostegno per l’ambiente, la popolazione di balene si è ridotta così tanto da rischiare l’estinzione. Per tal motivo, nel 1986, la Commissione Baleniera Internazionale (IWC) ha introdotto una moratoria, accolta da quasi tutti gli stati eccetto Islanda, Norvegia e Giappone.
Pensieri e conclusioni
Con questa notizia è ben evidente quanto le scelte di ognuno possono fare la differenza. Il crollo della domanda di carne di balena, e di conseguenza il declino economico del commercio, hanno spinto i governi ad assecondare il volere della propria popolazione, con un occhio verso l’opinione pubblica generale.
La caccia alla balena non è una semplice attività per gli islandesi, ma è parte della loro cultura. Se il divieto dovesse essere confermato, mostrerà come le abitudini e le tradizioni possono evolvere con l’evolversi della comunità.
La balena quando si addormenta viene scambiata per un’isola; vi cresce sopra anche una modesta vegetazione, di alghe, palme nane, cespugli di reseda e medicago, che se il sonno è lungo possono anche fiorire e dare un leggero profumo che si sente sottovento nel mare.
Ermanno Cavazzoni,
Claudia Pomponi
Milano, 09/02/2022