CINGHIALI E DAINI NEL MIRINO SUI COLLI EUGANEI
Riceviamo da LNDC e con piacere pubblichiamo.
Avviato un corso per l’uso dell’arco per l’abbattimento degli ungulati. LNDC valuta la possibilità di intraprendere azioni legali contro questa iniziativa e ricorda l’inefficacia della caccia per il controllo delle popolazioni di selvatici. Rosati: non è così che si protegge la biodiversità e la natura.
Il Parco Regionale dei Colli Euganei ha dichiarato guerra ai cinghiali e daini che popolano, legittimamente, il suo territorio. Con un’iniziativa a dir poco discutibile, l’Ente ha avviato un corso di abilitazione all’uso dell’arco per il “controllo” delle popolazioni di questi animali. La decisione probabilmente è stata presa sulla spinta degli agricoltori che sarebbero danneggiati dalla presenza dei selvatici, incuranti del fatto che comunque quella è casa loro e che ci sono altri metodi meno cruenti e più efficaci per limitare i danni ai raccolti e ai terreni privati.
“Faremo una richiesta di accesso agli atti per sapere quanti selecontrollori si sono candidati per partecipare a questo corso e seguiremo con attenzione questa vicenda, ritenendo assurdo che la legge possa consentire una simile modalità di controllo delle popolazioni dei daini e dei cinghiali” – afferma Michele Pezone – Legale e Responsabile Diritti Animali LNDC Animal Protection.
“È incredibile come la sete di sangue dell’essere umano non trovi pace nemmeno in quello che dovrebbe essere un Parco”, afferma Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “Non è così che si difende la biodiversità e l’ambiente, di cui gli animali selvatici fanno naturalmente parte. Quello che l’uomo, nonostante siamo nel 2020, non ha ancora capito è che deve smetterla di comportarsi come se fosse il padrone del mondo”.
“Tra l’altro, questa idea di uccidere qualunque cosa si muova mostra una miopia e un’ignoranza abissale in termini di gestione della popolazione di selvatici. È ormai noto a tutti, infatti, che più gli animali vengono cacciati e uccisi e più gli stessi aumentano la riproduzione nel tentativo di salvare la propria specie. Oltre a essere una pratica anacronistica e crudele, la caccia è quindi anche totalmente inefficace per il controllo della popolazione”, continua Rosati.
“Inoltre, premessa l’inutilità dell’abbattimento, l’idea di ricorrere ad arco e frecce sarebbe perfino ridicola se non fosse pericolosa. Uccidere un cinghiale con una freccia è estremamente difficile e il rischio che l’animale resti ferito e diventi quindi aggressivo è molto concreto. Nel caso in cui invece riesca a fuggire, con molta probabilità morirà tra atroci sofferenze a causa della ferita. Insomma, una pessima idea sotto tutti i punti di vista”, conclude Rosati.
RV / Lug 20