DIVERSITA’: E’ SOLO NEGLI OCCHI DI CHI GUARDA
La diversità è uno stato soprattutto mentale
Diversità, da sempre ne siamo spaventati. Tentiamo di rifuggirla in qualsiasi forma essa si manifesti, spesso la ridicolizziamo, a volte la releghiamo in un angolo protetto della nostra mente. Qualcuno la affronta con disprezzo ed arroganza. Altri ancora la fanno propria. Ma, alla fine, chi è che pone quel sottile limite invalicabile tra cosa sia normale e cosa no? Siamo soltanto noi a farlo. Basandoci su pregiudizi e parametri personali, che non sono di certo universali, ma, piuttosto, dettati dalle esperienza vissute e dalle emozioni provate.
E’ possibile vivere senza farci fagocitare dalla diversità? Sì, lo è. Per capirlo basta solo passare del tempo a stretto contatto con un animale, che abbia una qualsiasi forma di diversità, per comprendere che quello che noi vediamo vive solo nei nostri occhi, perché chi ne è portatore, davvero, non ne fa un limite o un impedimento.
Diversità azzerata in simbiosi con gli animali
Vivo in simbiosi con gli animali da così tanti anni, ormai, che non riesco nemmeno ad immaginarmi senza code scodinzolanti e fusa in giro per casa. E così, nel lungo percorso fin qui intrapreso, ho adottato alcuni cani, gatti e conigli, che sono stati scartati proprio perché “disabili”. Sono le cosiddette “adozioni del cuore”, ma riflettendoci sempre più spesso, mi chiedo se il cuore qui tirato in ballo sia quello delle persone, che vogliono aprire le proprie porte, o piuttosto quello del tutto assente di chi, ha gettato via una vita solo perché non perfetta. Come fosse un sacco vuoto, .
All’inizio, come penso sia abbastanza fisiologico, accade che ci si ponga mille domande sul come poter accogliere al meglio il nuovo arrivato, su come proteggerlo da eventuali pericoli, ma basta poco per comprendere che, come sempre, la natura è perfetta nel suo essere e noi siamo, invece, presuntuosi, pensando di dover correggere il tiro.
Un animale disabile non si sente diverso da un altro, per cui gioca come gli altri, salta e corre come nulla fosse e, soprattutto, sa dare e ricevere amore come solo un’anima ricoperta di peli o penne o squame riesce a fare. E così, si impara molto da loro, basta solo lasciarsi guidare.
Con me ho avuto due mici ciechi. Felipe, che non aveva proprio gli occhi, tolti in strada da qualcuno che stava facendo dei riti magici e che ora non c’è più, e Fierolocchio, che non vede e sta ancora con me. Lo so, il nome sembra un po’ una presa in giro, ma sono un’appassionata della serie Romanzo Criminale, per cui non vogliatemene!
Ebbene, mai, neppure per un momento, negli anni trascorsi insieme a loro, mi sono resa conto che avessero una limitazione. Seppur non vedenti saltano, corrono, anzi Felipe era anche specializzato nel furto al volo dai piatti mentre si stava a cena.
Lo stesso posso dire per Satanetto, un coniglietto nano, scartato da un allevamento perché cieco, che sta ora con me. Per lui la vita non ha limiti, anzi è intraprendente come pochi altri conigli ed il fatto di non vedere non lo ha mai fermato. Come tutti gli animali con una limitazione, acuisce altri sensi, per cui sa perfettamente dove sono le ciotole dell’acqua in casa, sa anche dov’è posizionata la cuccia del cane, spesso spodestato da un nanetto di un chilo, e soprattutto conosce a memoria la perfetta collocazione di ogni pianta mangiabile in terrazza.
E poi c’è Mirna, una splendida siamese albina, che non sente e che ha qualche problematica comportamentale, legata al suo primo anno di vita, vissuto in una condizione di totale violenza e maltrattamento.
Riflessioni
Spesso mi ritrovo a guardarli ed, allora, il tempo si ferma e tutto intorno diventa silenzio. Vivono tutti insieme, giocano, a volte litigano come qualsiasi altro essere vivente, mangiano, corrono eppure qualcuno li avrebbe fatti “addormentare” perché sofferenti. Strano che si usi il verbo “fare addormentare” quando non ci si vuole tenere sulla coscienza l’idea di volersi togliere di mezzo una vita, solo perché richiede qualche attenzione in più!
Ed allora, per tornare alla domanda iniziale: la diversità dove sta? In chi osserva e non si rende conto che l’alterità è importante, anche per definire sé stessi, prima ancora di prendersi cura dell’altro.
Chi vive la disabilità non mostra disagio, perché per lui quella è la sua normalità, la sua quotidianità e nulla può intaccargliela.
Se imparassimo dagli animali il rispetto per la natura, non solo saremmo più liberi e sereni, ma avremmo un pianeta di certo migliore, in cui il rispetto e l’accettazione sarebbero regole di base naturalmente condivise e non norme, troppo spesso, imposte per legge.
Un aiuto per il tuo amico un po’ “acciaccato” te la può dare “Cuori e rotelle”. Made in Bunny, invece è un valido supporto per chi ha scelto un coniglietto come amico.
Sabrina Rosa
Milano, 30/04/2021 – GC