FESTE DI PIAZZA. MA NON PER GLI ANIMALI
In Italia sono più di 1000 le feste popolari che implicano l’utilizzo di animali di Mariangela Corrieri
E’ di Mariangela Corrieri di Gabbie Vuote ODV Firenze un interessante, ma disarmante, focus sulle feste popolari italiane che hanno come protagonisti inermi e sfortunati animali.
Ancora oggi molti animali sono utilizzati in sagre, palii e feste popolari, forzati a compiere azioni per loro innaturali, costretti a competizioni estenuanti o esibiti per essere venduti.
Sono oltre 1000 le manifestazioni popolari e tradizionali con animali che si svolgono ogni anno in Italia, per lo più a carattere popolare e religioso, equamente distribuite tra le regioni della penisola.
La tradizione è la motivazione principale che viene adottata per giustificare questi spettacoli, fonte di notevole stress e sofferenza per gli animali, ma in realtà dietro queste usanze vi sono anche forti interessi di natura economica.
Anche la corrida in Spagna è tradizione ma la Catalogna l’ha abolita. Anche il festival di Yulin in Cina è tradizione ma noi ne inorridiamo.
Tante sono le tradizioni dimenticate, cancellate con l’evoluzione della sensibilità, della coscienza, del Diritto.
Al riparo della tradizione, gli animali si frustano, si sovraccaricano, si usano come bersagli, si obbligano a correre su percorsi accidentati e pericolosi, si forzano a trascinare carretti.
Nessuna tradizione può giustificare lo sfruttamento e il dolore dei più deboli, né le torture o le sevizie possono essere considerate un patrimonio culturale da tramandare alle generazioni future.
Costituisce un passo fondamentale ed indispensabile giungere a considerare gli animali come in realtà sono:
esseri senzienti e consapevoli, capaci di provare, come noi, emozioni e dolore.
Oltre che crudeli, sagre e palii sono infatti anche diseducativi verso adolescenti e bambini, perché nascondono dietro ad un velo di apparente normalità espressioni di violenza, coercizione e abuso verso esseri viventi.
Tra queste troviamo competizioni di cavalli, corse di buoi (Puglia, Molise), gare tra asini (Premosello, Masera, Galliate, S. Maria a Monte, Cembra, Calliano, Castelsilvano, Benetutti, Alba e tantissime altre località), eventi agonistici in cui maiali, struzzi, agnelli, anatre e oche (queste ultime a Como, Montagnano, Lacchiarella, San Miniato) e anche rane (San Casciano Bagni), sono costretti a competere.
I genitori che portano i figli a questi eventi li esortano a una specie di curiosità insana, mobilitando una forma di gradimento e di entusiasmo che i bambini tenderanno a sovrapporre allo spettacolo proposto.
L’identificazione tenderà poi a incidersi nella loro psiche tanto che in futuro la visione di animali in analoga situazione evocherà i ricordi piacevoli a essi ormai associati nell’inconscio.
Questa operazione avviene mentre contestualmente risulta negato l’aspetto importante della concreta sofferenza degli animali i quali, costretti a comportamenti violentemente contro natura, mandano una serie inequivocabile di segnali di irrequietezza, sofferenza, terrore.
Cogliere tali segnali è frutto di osservazione e reagire a essi in modo empatico è alla base dell’educazione alla sensibilità.
“L’esperienza professionale diretta del LINK è stata il primo propulsore che mi ha condotto a studiare l’argomento tanto da arrivare oggi alla strutturazione di un progetto nazionale in merito. Come nei paesi anglosassoni dove il LINK vanta associazioni governative, di polizia e presidenti di stato nel riconoscerlo e contrastarlo anche per l’Italia il mio impegno è che il lavoro professionale quotidiano con l’utenza violata, depressa, deprivata, violenta o anche solo minorile, continui ad essere oggi come agli esordi il referente privilegiato nello sviluppo di una cultura sociale, giuridica, criminologica, vittimologica, pedagogica e veterinaria che come stato di necessità contempli la crudeltà su animali quale grave reato di per sè e potente indicatore di pericolosità sociale.” -Mariangela Corrieri
Le feste più conosciute
Palio di Siena
È tra le giostre equestri più antiche del mondo, ad ogni palio partecipano dieci contrade e si svolge nella piazza centrale di Siena. Il palio è vinto dal cavallo, con o senza fantino, che per primo compie tre giri in senso orario della piazza. Gli animali rimangono spesso gravemente feriti durante la competizione e in molti casi vengono soppressi.
Si corre due volte all’anno (il 2 luglio e il 16 agosto). E’ una gara rischiosa e spesso teatro di incidenti: dal 1970 al 2007 sono morti oltre 50 cavalli, spesso feriti durante la gara e abbattuti lontano dalle telecamere, che diffondono lo “spettacolo” solo nei suoi lati folkloristici e di rievocazione storica, senza indugiare sulle conseguenze di una competizione spericolata. Dal punto di vista della prevenzione, qualcosa è stato fatto, anche se si tratta di briciole.
Le associazioni animaliste si battono da sempre contro la crudeltà del Palio. Il confronto è duro, perché la tradizione della corsa senese è estremamente radicata e tutelata in tutti i modi, in tutte le direzioni e a tutti i livelli della società. Non a caso intorno a questa manifestazione si è creato un giro d’affari elevatissimo, che si basa sul turismo e sulla vendita dei diritti televisivi.
Esistono anche il palio di Feltre, di Asti, di Mendrisio e altri.
Palio della rana
I partecipanti spingono una carriola di legno con sopra una o più rane lungo un percorso. Se l’animale salta e cade deve essere riposizionato fino all’arrivo al traguardo.
Spesso le rane finiscono schiacciate dalle ruote delle carriole o dalla folla circostante, ma non importa se qualcuna incappa in questo destino perché negli stand gastronomici sono comunque il piatto forte.
Sagra dei osei
Alla festa della natura inscenata da più di settecento anni in provincia di Pordenone, vengono messi in mostra migliaia di animali, rinchiusi in gabbie minuscole e sovraffollate,
Molti sono uccelli da richiamo, utili ai cacciatori per adescare le loro prede, impossibilitati a seguire il loro istinto alla migrazione e condannati ad esprimere il loro desiderio di libertà solo tramite il canto che a loro insaputa attirerà i propri simili verso i proiettili dei cacciatori.
Palombella di Orvieto
Una colomba bianca viene inserita in un tubo di plexiglass, fissata a una raggiera metallica contornata da mille petardi scoppiettanti e fatta scendere in velocità dal campanile della chiesa lungo un filo metallico.
Questa è la sceneggiata che rappresenterebbe lo spirito santo che discende sugli apostoli illuminandoli, la colomba, considerata l’icona dell’evento, in realtà non è altro che un animale imprigionato e relegato al ruolo di vittima sacrificata in nome di una ritualità che resta immutata da secoli. Aspetto pagano della religione.
Corsa degli asini di Mendrisio
I rioni del borgo si sfidano cimentandosi in una gara a dorso d’asino.
Giovani e anziani, donne e uomini, tutta la popolazione è in festa per queste giornate di giochi; tutti si divertono, o quasi… Non crediamo infatti che i pacifici quadrupedi protagonisti di questa presunta “festa” si divertano molto: sono nervosi, irrequieti, le lunghe orecchie abbassate, chiaramente a disagio nel bel mezzo della folla urlante alla quale non sono abituati.
Onore di San Rocco di Butera (Caltanisetta)
Un’oca sgozzata, con un profondo taglio al collo ancora sanguinante, veniva appesa per le zampe ad un cavo sulla piazza del municipio e qui, su un podio di legno, un uomo cercava di strapparle il collo a mani nude.
Un gioco raccapricciante.
Tra gli spettatori decine di bambini. Avranno imparato la gentilezza? Il gioco, grazie agli animalisti, non si farà più.
Festa dei serpenti di Cocullo (L’Aquila)
E’ la “festa dei serpari”, che si svolge in onore di San Domenico abate, di cui sono conservate due reliquie nel paese, che si ritiene protegga dal morso dei serpenti e guarisca le malattie dei denti. Gli abitanti si preparano da marzo per questa festa folkloristica che da alcuni anni si celebra il primo maggio.
Gli esperti serpari vanno a caccia di serpenti, li catturano e li custodiscono e nutrono per giorni.
Dopo la festa li liberano. Meno male.
Ecc. ecc.
Le manifestazioni
Queste manifestazioni devono essere autorizzate in ambito locale per poter avere luogo, ed è proprio questo il cavillo che permette tuttora di organizzarle. Alle amministrazioni locali è infatti sufficiente riconoscere alla manifestazione il carattere “storico-culturale” per renderle legittime, scavalcando di fatto gli articoli 544-bis e 544-ter del Codice penale che puniscono i maltrattamenti, le uccisioni e l’uso di doping nei confronti di animali.
Le corse che vedono involontari protagonisti gli asini, animali totalmente inadatti alla corsa, sono in assoluto le manifestazioni più numerose e diffuse in comuni grandi e piccoli di tutta la penisola.
E quasi altrettanto diffusi sono i palii, ovvero corse di cavalli spinti al massimo delle loro velocità su tracciati urbani caratterizzati da curve strette, a volte con presenza di spigoli, protezioni rigide, fondo asfaltato o lastricato e nell’ipotesi migliore, ricoperti da terriccio collocato senza alcuna cognizione tecnica.
Le gare durano pochi minuti e sono sfide quasi all’ultimo sangue, che spesso vedono animali infortunarsi gravemente e che pertanto dovranno poi essere soppressi.
Il frequente uso di farmaci dopanti, come vasodilatatori, antidolorifici o broncodilatatori, rende gli animali ingovernabili e pericolosi anche per i fantini.
Al Sud il fenomeno è aggravato dall’intervento della criminalità organizzata, che coglie in queste manifestazioni l’occasione per esibire il potere di controllo sul territorio e l’opportunità d’incrementare le scommesse clandestine.
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Mariangela Corrieri
Milano, 3/11/2022