GENNAIO 2024, RIPRENDE IL MASSACRO DEI MUFLONI
Il comunicato stampa dei Guardiani dei Mufloni sulla ripresa dello sterminio dei mufloni
Riportiamo di seguito il comunicato stampa del 10 gennaio ricevuto dai “Guardiani dei Mufloni” sulla mattanza dei mufloni che non cenna a fermarsi.
Comunicato stampa
Il coordinamento “Guardiani dei Mufloni” denuncia la mattanza di questi animali iconici e rari, un massacro perpetrato dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano sfruttando ingenti fondi pubblici – europei e nazionali. Si richiede l’intervento delle autorità competenti e la voce di tutti i cittadini per fermare questo disastro ambientale prima che gli ultimi esemplari vadano estinti.
Isola del Giglio, 10 Gennaio 2024 – La mattanza prosegue. Nonostante il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (PNAT), il 7 dicembre scorso, abbia proclamato soddisfatto che i “mufloni erano stati eradicati” ringraziando una lunga lista di enti e persone, l’isola del Giglio continua ad essere, suo malgrado, campo di morte. Cacciatori scortati dalle forze dell’ordine stanno battendo ogni angolo dell’isola per portare a termine la lucrosa mattanza di mufloni con l’utilizzo di mezzi infami e crudeli: lacci, gabbie, richiami ormonali, i “Giuda radio collarati”, cani, elicotteri, termocamere e carabine. Perché se dovesse rimanere anche un solo cucciolo di muflone sull’isola, i fondi non verrebbero erogati.
Ma perché tanto accanimento e utilizzo spropositato di fondi (circa mezzo milione di euro) per sterminare qualche decina di ovini innocui?
Il motivo di questa strage che, anche in questo gennaio 2024, prosegue senza sosta è descritto nel dibattuto progetto europeo Life: “Let’s Go Giglio” da 1,6 milioni di euro, di cui il PNAT è promotore e maggior beneficiario. Un progetto che punta all’eradicazione di alcune specie ritenute non autoctone (animali e vegetali) che risultino potenzialmente dannose per habitat e insediamenti umani.
I mufloni del Giglio non costituiscono nessuna minaccia ambientale ed economica per l’isola ma hanno un patrimonio genetico unico tale da considerarsi specie protetta e in via d’estinzione, come dimostrato da un recente studio scientifico effettuato sul DNA di questo piccolo nucleo di meravigliosi animali. Una popolazione locale che non ha mai superato i 60/80 esemplari, come confermato dai dati dei mufloni uccisi, traslocati e sterilizzati in questi ultimi tre anni.
Lo sdegno da parte di organizzazioni e individui della società civile è dovuto da un lato alla brutalità con cui questa operazione è stata -ed è portata avanti- per uccidere e mutilare questi animali; ma anche e soprattutto dall’inutilità di un intervento che, non avendo fondamento scientifico, si riduce ad un infame disegno che nulla ha a che vedere con una vera salvaguardia della Natura o un miglioramento delle condizioni di vita degli isolani del Giglio.
L’assenza di dialogo tra il PNAT e la società civile è stata contrassegnata da gravi atteggiamenti intimidatori e prevaricatori e persino denunce ai danni di attivisti e normali cittadini che in maniera pacifica hanno espresso le proprie perplessità attraverso una presenza vigile sull’isola e/o la diffusione di informazioni basate su dati scientifici e opinioni autorevoli. Il discredito e le accuse rivolte nei confronti di manifestazioni pacifiche è da ritenersi molto preoccupante per un paese democratico.
Sulla cima di un promontorio a ovest dell’isola spicca una statua in bronzo di un maestoso muflone, simbolo del Giglio ed emblema di un rapporto tra uomo e Natura ormai completamente abusato e snaturato. Un ecosistema unico e prezioso sfruttato per giochi di potere lontani dal suo territorio.
Una vergogna non solo per l’Arcipelago Toscano,
ma per tutta l’Italia di fronte ai suoi cittadini e al resto d’Europa.
I mufloni del Giglio avrebbero potuto (o potrebbero ancora, se la strage venisse fermata oggi) rappresentare un valore aggiunto e ispirare dinamiche virtuose per l’isola.
Ad esempio, incentivando un turismo eco-sostenibile e dando impulso ad un’economia basata sulla salvaguardia del patrimonio ambientale. Sono innumerevoli le storie di successo che in altre parti del mondo hanno dimostrato che il turismo si muove sempre di più in questa direzione, alla ricerca di un paradiso naturale dove uomo e natura ancora coesistono in armonia tra la bellezza di paesaggi incontaminati.
I turisti, e i cittadini, non cercano storie di morte o “disastri ambientali” – definiti così dalla comunità scientifica di competenza la strage dei mufloni e l’avvelenamento generalizzato di Montecristo e mare limitrofo (documentati negli atti di una conferenza organizzata dalla Federazione Nazionale Ordine dei Biologi (FNOB).
Inoltre, la politica miope dell’Ente Parco che svilisce le sue risorse, ha favorito il dilagare di pratiche illegali e crudeli, come lacci di ferro, trappole e bocconi avvelenati. In una parola: bracconaggio.
A inizio gennaio, alcuni attivisti hanno trovato più di 30 trappole illegali con carcasse di animali, all’interno del perimetro del Parco Nazionale. Il Giglio è passato da essere un giardino dell’Eden a un luogo dove una famiglia con bambini deve avere paura di incontrare trappole nascoste e veleni mortali in passeggiata.
Ad oggi, 10 gennaio, e dall’inizio dell’operazione “Let’s Go Giglio” nessun provvedimento è stato preso dalle Istituzioni per fermare la strage e prendere in considerazione nuove evidenze e richieste da parte della società civile. Le azioni di bracconaggio rimangono largamente impunite.
Chiediamo alle Istituzioni di fermare le uccisioni di mufloni sull’Isola del Giglio e rivalutare gli obiettivi di un progetto ritenuto dannoso dalla società civile e la comunità scientifica per il patrimonio italiano.
Milano, 15/01/2024