PIROGENI E LIMULI
Un orrore che non risparmia nessuna forma di vita
Riportiamo un interessante articolo sui pirogeni scritto da Manuela Cassotta, Biotecnologa, medical writer per leal.it
Non c’è niente da fare, anche se oggi sarebbe possibile evitare la vivisezione, è ancora lontano il momento in cui si passerà in modo definitivo alla ricerca human-based.
Il test dei pirogeni sui limuli
I pirogeni, ovvero sostanze in grado di procurare la febbre, costituiscono un gruppo eterogeneo composto da contaminanti di origine microbica e non. Le sostanze pirogene nei prodotti farmaceutici possono indurre reazioni febbrili anche di grave entità, mettendo a rischio la vita del paziente, pertanto è essenziale garantire la loro totale assenza.
Per assicurare l’assenza di sostanze pirogene all’interno dei lotti delle preparazioni farmaceutiche iniettabili, il metodo principalmente utilizzato, oltre al test dei pirogeni sui conigli (RPT), è il Limulus AmebocyteLysate test o saggio del lisato di amebociti di limulo (LAL).
Il LAL si basa sulla coagulazione dell’emolinfa dei limuli (ovvero il loro “sangue”), degli animali simili ai granchi. Il limulo non rientra nella definizione di “animale” per la Direttiva Europea e pertanto non è tutelato dalla stessa, anche se è verosimile che provi dolore durante le procedure.
Il LAL ha inoltre un elevato impatto ecologico. L’impiego su larga scala del test LAL in vitro richiede infatti una notevole produzione di lisato e ciò determina ancora oggi il prelievo di massa dell’emolinfa dagli individui vivi.
L’emolinfa, materia prima del test, viene estratta dai limuli senza provocarne la morte. Esemplari selvatici vengono catturati e portati nei laboratori.
Il 30% dell’emolinfa degli animali viene drenata attraverso un ago inserito nel cuore. Quando il processo è completo, i granchi vengono restituiti al mare. Dal 10 al 30 per cento dei soggetti utilizzati muore, mentre molti manifestano alterazioni fisiologiche e comportamentali, con conseguenze sulla riproduzione ed impatto negativo sulla conservazione della specie.
Vengono prelevati oltre 500 mila animali annualmente e la specie è in declino nelle zone di prelievo.
L’alternativa human-based: Monocyte Activation Test (MAT)
Nel 2010 è stato introdotto nella farmacopea europea il Monocyte Activation Test o test di attivazione monocitaria (MAT). Il MAT permette la determinazione dell’attività pirogena di una soluzione riproducendo in vitro la risposta immunitaria umana, (i monociti sono un tipo di globuli bianchi), indotta dalla presenza di pirogeni. Il test è stato sottoposto ad una validazione internazionale, coordinata da ECVAM, il centro europeo di riferimento per la validazione dei metodi alternativi, nel 2005.
I risultati dello studio di convalida del MAT indicano che i test in vivo possono essere completamente sostituiti in conformità quindi alla normativa e alle linee guida internazionali.
Da allora l’applicabilità del MAT è stata verificata per diverse situazioni con ottimi risultati. I test human-based individuano tutte le classi di pirogeni e rivelano la presenza di diverse tossine che i test tradizionali non sono in grado di rilevare, garantendo così la sicurezza del paziente. Inoltre il MAT comporta ulteriori significativi vantaggi: è meno complicato dal punto divista tecnico ed è più sensibile rispetto al test su conigli.
Nonostante ciò, ad oggi, i test su limuli e conigli sono i più utilizzati per rilevare i pirogeni, mentre solo pochi laboratori hanno adottato i test human-based.
I motivi sono i più diversi e vanno dalla semplice ignoranza verso l’esistenza del metodo, alla resistenza al cambiamento (si è sempre fatto così e continuiamo così), alla diffidenza verso il nuovo (e se poi non funziona? E se i risultati non venissero accettati?), alla mancanza di armonizzazione delle linee guida in diversi Paesi.
Non sorprende che esista una certa ignoranza verso l’esistenza o l’applicazione dei metodi innovativi human-based, visto che ad oggi questi ultimi non vengono né esplicitamente richiesti, né viene sanzionato l’eventuale utilizzo dell’animale (o suo derivato) nel caso delle alternative animal-free siano disponibili.
Manuela Cassotta, Biotecnologa, medical writer per leal.it
Per ascoltare RadioVeg.it, clicca QUI.
Milano, 27/05/2022