SUPPLICA E SPERANZA PER I MACACHI DI PARMA
Sperimentazione animale, nuovi studi che fanno ben sperare in una svolta più etica
Continuiamo a combattere per fare giustizia. Non ci dimentichiamo dei macachi detenuti negli stabulari di Parma.
Si spengono le luci e cala il sipario ma, se anche i riflettori mediatici sono puntati altrove, le proteste non si fermano! Manifestazioni, proteste, post, tutto rivolto a loro, cercando di porre fine alle inutili torture alle quali sono sottoposti.
Creato organoide simile al cervello
Ancora una volta in nome della “scienza”! Ma quale scienza? Forse quella che va avanti da secoli senza nessun risultato e che continua a dividere i ricercatori in fazioni opposte? O magari quella etica che tiene conto della vita…ma della vita di chi? Ancora una volta si giustificano appellandosi alla causa scientifica e al benessere dell’uomo.
Purtroppo ci saranno sempre nuove malattie, nuovi virus, nuove patologie da curare, ma non possiamo continuare a fare ricerca sacrificando vite sull’altare della scienza. Continuiamo a sacrificare esseri viventi sperando che ci porti, un domani, alla soluzione dei nostri problemi.
Ma vediamo meglio di che cosa si tratta. A Gennaio il consiglio di Stato ha riconfermato in via definitiva la validità dell’autorizzazione rilasciata dal Ministero della Salute per il progetto “LIGHTUP”. Lo studio ha lo scopo di trovare meccanismi neuronali e trattamenti per il recupero visivo in persone che hanno una parziale cecità dovuta a lesioni celebrali e non dell’occhio.
Quando arriva la scienza … giusta!
Mentre i ricercatori di Parma puntavano i piedi per averla vinta, in altri laboratori si lavorava in maniera decisamente diversa. E’ rimbalzata sui rotocalchi mediatici la notizia di un articolo uscito sulla rivista “Cell Stem Cell”. Nell’articolo era riportato uno studio che aveva portato alla formazione in vitro di un organoide simile al cervello umano. Non si tratta, in realtà, di un vero organo ma di una struttura tridimensionale molto piccola, ottenuta mediante cellule staminali pluripotenti.
Il coordinatore del gruppo di ricerca, il biologo Joy Gopalakrishnan, dell’ospedale universitario di Düsseldorf, ha dichiarato che gli organoidi celebrali hanno la capacità di generare strutture sensoriali primitive sensibili alla luce e che ospitano cellule molto simili alle nostre, sostenendo che tali organoidi possono aiutare a studiare interazioni cervello-occhio durante lo sviluppo dell’embrione, modellare i disturbi retinici congeniti e generare tipi di cellule retiniche specifici del paziente per test farmacologici personalizzati e terapie di trapianto.
Una speranza per i macachi
Assieme all’università di Düsseldorf, nel gruppo di ricerca, hanno preso parte anche il Giuliano Callani e Maria Giovanna Riparbelli, del Dipartimento della scienza della vita dell’università di Siena.
I nostri ricercatori hanno rilasciato alcune dichiarazioni che fanno ben sperare in una prossima svolta nel campo della ricerca.
Il Dott. Callaini ha infatti dichiarato: “Lo studio della formazione degli organoidi può aiutare a capire i meccanismi che sono alla base dello sviluppo dei vari organi e può fornire informazioni preziose su come questi organi possono interagire con farmaci o trattamenti specifici.
Gli organoidi possono essere utilizzati per individuare nuovi biomarcatori, fare screening di nuovi farmaci e stabilire, in un futuro prossimo, la terapia migliore per un paziente, nell’ottica di una medicina sempre più precisa e personalizzata”.
Anche la Dott.ssa Riparbelli ha dimostrato una visione positiva nei confronti della ricerca: “Questi organoidi possono essere utili per capire i meccanismi che regolano lo sviluppo del cervello e delle eventuali alterazioni.
Dal momento che questi organoidi contengono coppe ottiche, potrebbero fornire interessanti informazioni sulle interazioni che si instaurano tra il cervello e l’occhio. Inoltre, potrebbero essere impiegati per studiare i meccanismi che determinano alterazioni della retina e potrebbero aprire la strada per creare cellule retiniche da utilizzare ai fini terapeutici”.
Due dichiarazioni che lasciano sperare in una valida alternativa alla sperimentazione animale e, senza ombra di dubbio, decisamente più etica!
Uno sguardo che va oltre
“Questo lavoro dimostra che possiamo creare organoidi che assomigliano al vero tessuto celebrale umano e possono essere usati per replicare accuratamente alcune caratteristiche della funzione e delle malattie del cervello umano”. Questa è quanto afferma il neuroscienziato Bennett Novitch dell’UCLA. Naturalmente per essere utili ad un tale scopo, questi organoidi, devono sviluppare le stesse oscillazioni neuronali di un cervello umano e quelle onde sono state individuate, aumentando la possibilità che possano sostituire i veri cervelli.
Arrivando alle conclusioni, la cosa che continua insistentemente a invadere la mia mente è: c’è ancora bisogno di sacrificare i macachi?
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Milano, 8/10/2021 IM