ARIEL, LA SPERANZA DI CHI NON HA VOCE
“Ariel, la speranza di chi non ha voce” è una no profit a tutela animale attiva sul territorio nazionale.
L’associazione si occupa di salvare creature da strada, macello e situazioni di maltrattamento. A parlarcene è Francesca che dedica la sua vita al rifugio e ai suoi innumerevoli animali.
Contemporaneamente si preoccupa di sensibilizzare organizzando conferenze, entrando nelle scuole con programmi mirati a seconda delle età, scendendo nelle strade e quant’altro, sensibilizzando su temi che vanno dal randagismo, allo specismo con tutto ciò che ne consegue.
La storia di Ariel.
Ariel nasce nel 2018 dall’unione di 5 amiche che già da tempo in un modo o nell’altro si muovevano per aiutare gli animali, con le loro scelte e con i loro gesti.
Ha il suo centro recupero tra le splendide colline Sabine. Qui gli animali recuperati in condizioni più critiche vengono curati ed accostati da personale specializzato che si occupi del loro equilibrio psicologico. I più anziani e segnati da un passato particolare spesso, per evitargli ulteriori traumi, rimangono nel centro a vita, gli altri alla fine del loro percorso di recupero saranno pronti per trovare famiglie speciali che li accolgano dandogli l’amore che gli è sempre stato negato.
Sono famiglie scelte dall’associazione previi severi controlli.
Affidamenti che prevedono contratti che tutelino l’animale per tutto il resto della sua vita.
Cos’è il centro?
Come scrive Francesca, il centro è anche chi lo ha vissuto e ci ha lasciato.
Il centro sono gli sforzi degli animali salvati, arrivati qui in fin di vita e rinati pian piano.
Il centro sono gli sguardi di quelle creature che hanno imparato, a volte, per paura, con gran difficoltà, cos’è l’amore.
Il centro sono i primi nitriti, le prime scodinzolate di quelle anime che lentamente dopo un passato fatto di orrore hanno capito che forse non tutti gli umani son uguali…
Seven, un ospite indimenticabile.
Ecco perché abbiamo chiesto a Fancesca di parlarci di Lei, di Seven.
Seven sarebbe dovuta finire al macello.
Un commerciante si era reso disponibile a prenderla, l’avrebbe fatta ingrassare e poi via.
Andati a constatare la situazione l’abbiamo trovata lì, buttata ad un angolo.
L’ombra di sé stessa.
Un groviglio di ossa.
Un paio di giorni dopo stava sul camion diretta nel nostro centro.
Sono stati giorni di ansie continue.
Faticava a camminare, non aveva carne e neppure muscoli.
Gli occhi spenti di chi non credeva più in nulla.
Di chi certamente aveva amato il suo umano, ripagata com’era stata, una volta anziana ed “inutile” .
Una storia come tante.
Un mondo marcio fatto di sfruttamento.
Il suo seguirmi con gli occhi qualsiasi cosa facessi, il suo ascoltare ciò che con dolcezza le dicevo…e come stava attenta quando le sussurravo che da allora sarebbe stata riempita d’amore e accortezze, che da lì non sarebbe più andata via, che il male non l’avrebbe più toccata.
Il suo imparare piano piano ad apprezzare e a credere che quelle carezze erano sincere, che forse non tutti gli uomini erano cattivi.
E man mano che si riabituava al cibo fatto di prelibati pastoni, vista la sua dentatura inesistente, il suo fisico cambiava. E con il suo fisico i suoi occhi. Più vispi, più attenti. Ricchi di vita, finalmente.
E non c’era giorno che io non la guardassi pensando a che splendida cavalla doveva esser stata da giovane.
E non c’era giorno che lei in un modo o nell’altro non mi dimostrasse la sua gratitudine ed il suo amore. Anche solo chiamandomi senza motivo e tornando serenamente a mangiare una volta che le dicevo “anch’io ti amo, bambolina mia”
Seven se n’è andata a dicembre 2019.
Si è sdraiata e non si è più alzata.
Ancora sento la sua presenza ogni tanto. Ancora sento nitidamente il suo nitrito ed ancora a bassa voce sorridendo le rispondo “anch’io ti amo bambolina mia”
Seven, come Serity, come Ornata, Nero, Cochina, ed ancora Ulisse, Cindy, Pirola, Cico, Megghy e potrei continuare a lungo.
Tutti loro sono il centro.
Ognuno di loro ha fatto sì che la propria forza divenisse la mia.
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Milano, 05/04/2020 – GC