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BUON PANE, BUON VINO E CATTIVA GENTE – BIBLIOVEG.IT

Un romanzo di “formazione postuma” di Rita Ciatti

“Buon pane, buon viso e cattiva gente”: un libro coinvolgente, emotivamente impattante. Difficile non finirlo con un groppo alla gola e gli occhi umidi perché, in parecchi passaggi del percorso interiore della protagonista, tante donne ci si possono facilmente ritrovare.

Il messaggio del libro è forte. L’analogia tra la situazione femminile umana e quella animale può essere dura da digerire da chi non ha ancora fatto le giuste connessioni, ma ci voleva proprio un romanzo che facesse i giusti parallelismi e lanciasse dei semini per stimolare qualche riflessione anche in chi questi argomenti non li ha mai affrontati.

L’intervista

Grazia Cominato ha parlato del libro, ma non solo, con l’autrice Rita Ciatti, ecco l’intervista.

Il libro “Buon pane, buon vino e cattiva gente”

È l’estate del 1984. In un paesino del Lazio al confine con la Toscana, la quattordicenne Vera sperimenta la libertà insieme alla cugina Clara.

La madre assume psicofarmaci come se fossero caramelle, il padre sta fuori con gli amici e rientra all’alba, le due cugine ne approfittano per star fuori fino a tardi.

Le ragazze serie però rientrano a casa presto e così intorno a Vera e Clara iniziano a circolare voci, pettegolezzi, diventano oggetto di scherzi sempre più pesanti, fino alla sera in cui mentre in cielo esplodono i fuochi d’artificio accade un fatto cui Vera non riesce nemmeno a dare un nome.

“Buon pane, buon vino e cattiva gente” è un romanzo di formazione postuma, sull’ingenuità adolescenziale e sui bravi ragazzi che se ne approfittano. Quando Vera tornerà al paese per due ragioni ben precise dopo decenni sarà finalmente in grado di dare un nome a quanto avvenuto quella notte, pronta non solo a elaborare il suo passato ma anche a lottare per una causa importante, quella della liberazione animale che in qualche modo sente affine a quanto le è capitato.”

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Milano, 18/10/2024 – GC

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