ETSA – NON SOLO CARNE COLTIVATA
Gennaio 2023 – focus sulle problematiche di ETSA, acronimo dell’ICE i#endtheslaughterage
L’ICE ETSA, acronimo di End the Slaughter Age, è arrivata al giro di boa, ma, purtroppo la raccolta firme è a un punto fermo e non solo in Italia.
Ancora troppe le persone, sia tra gli onnivori che tra i vegani, che non conoscono in modo approfondito il discorso e che, quindi, non ne capiscono l’importanza.
Ritorniamo sull’argomento per fare il punto della situazione con Nicolas Micheletti. Grazia Cominato gli ha rivolto tutte le domande necessarie per mettere in chiaro le criticità e le problematiche di questa iniziativa, nella speranza che le risposte riescano a sfondare il muro di diffidenza di paura che questa iniziativa porta con sé.
QUI l’intervista.
Il nodo che non si riesce a sciogliere è innanzitutto il fatto che si riconduce questa ICE solo alla proposta di immettere sul mercato la “carne coltivata”, erroneamente chiamata dai più “carne sintetica” e, ultimamente, la si abbina alla immissione sul mercato dei prodotti a base di insetti.
Niente di più fuorviante e sbagliato!
Le ragioni per firmare ESTA
Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il tempo a disposizione per evitare il punto di non ritorno climatico è 6 anni. Le emissioni dei gas serra hanno raggiunto livelli mai visti prima su questo pianeta. Dal 15% al 51% sono dovuti all’impatto ambientale dovuto alla produzione , fatta con metodi tradizionali, di alimenti di origine animale a partire dalla carne.
Esistono alternative etiche in grado di produrre la stessa quantità di carne con il 96% di emissioni serra in meno e con senza sofferenza per gli animali.
E’ ovvio che l’ideale è scegliere tutti un’alimentazione 100% vegetale e, possibilmente, meno elaborata e più sana possibile, ma il tempo stringe e, mentre aumentano le persone che passano ad un’alimentazione cruelty free, allo stesso tempo il consumo di prodotti animali sta raggiungendo dei picchi esorbitanti. La globalizzazione e la scorretta informazione fa sì che anche i paesi, soprattutto orientali, tradizionalmente “veg” stiano cambiando tipo di alimentazione. In pratica anziché essere noi a seguire le loro sagge orme, sono loro che vogliono abbracciare le nostre insane abitudini.
Ecco perché l’immissione sul mercato di “carne coltivata” aiuterebbe, e non poco, animali, persone e pianeta.
Ma, a parte questo importante punto, l’Iniziativa dei cittadini europei End The Slaughter Age chiede anche a gran voce che vengano tolti i sovvenzionamenti destinati agli allevamenti e l’abbassamento dell’IVA sui prodotti a base vegetale.
Anche solo queste ragioni ETSA meriterebbe la firma di tutti.
L’intervista a Nicolas su ETSA
A che punto è la raccolta firme in Italia e in Europa?
Perché non si può paragonare la carne coltivata alla farina di insetti?
Perché questa iniziativa è unica nel suo genere?
Perché viene boicottata anche dal mondo vegano?
Come si può aderire, firmare e far firmare ETSA?
Queste e tante, tante altre le domande che trovano risposta in questa lunga e, speriamo, esaustiva intervista.
Manca ancora qualche mese, possiamo ancora farcela a salvare animali e pianeta.
Per firmare, clicca QUI.
Milano, 24/02/2023 – GC
Personalmente dopo tantissimi anni da Vegetariano sono diventato Vegano da un paio di anni e non sento assolutamente la mancanza dei derivati Animali; ci sono tantissimi altri alimenti che oltre a non invitare a pranzo la sofferenza fanno anche bene alla propria salute, all’ambiente ed a una giustizia nei confronti degli altri esseri viventi!!
Ma il problema non è questo, mannaggia!!!! Questa soluzione NON E’ PER I VEGANI!
Sono passato attraverso le fasi vegetariano/vegano a circa 15 anni (ora ne ho 85) , solo perchè non mi sembrava giusto vivere uccidendo un altro essere vivente, anche se non sono un pacifista e credo nel “occhio per occhio e dente per dente”.
La carne coltivata mi sembra un notevole passo avanti per eliminare le sofferenze degli allevamenti intensivi e l’abolizione dei macelli, anche se personalmente non la userei.
Purtroppo la novità urta contro enormi interessi economici, tanto che anche in Italia se ne rifiuta l’uso, senza neppure verificare se ci siano controindicazioni per la salute umana.
Ma cosa possiamo aspettarci da un popolo vile di cacciatori e pescatori?