MOSTRA “ANCHE I TACCHINI HANNO UN NOME”
Nascita e storia dei Santuari per animali attraverso i racconti di chi li abita.
La presentazione di Francesco Cortonesi
La mostra-reportage
Finocchiona, mortadella, salame, salsiccia, fettina, tantissimi nomi che stanno ad indicare pezzi di corpi. Sono nomi di parti del corpo di animali senza nome.
Questi animali sono i cosiddetti animali da reddito, utilizzati dall’industria della carne e latteo/cesarea.
Carlo potrebbe essere un secondo in umido, Aldo potrebbe essere un petto di tacchino, Molly il pranzo di Pasqua.
Un viaggio attraverso 7 santuari di animali sparsi per l’Italia, per raccontare le storie di alcuni loro abitanti e attraverso loro far conoscere il mondo dei santuari, degli allevamenti intensivi ed estensivi, di tematiche che sono per lo più nascoste alla popolazione.
Questi animali hanno un nome, un’individualità, instaurano relazioni con altri animali e con le persone. Sono intelligenti, provano emozioni come paura, felicità, sorpresa, gioia e dolore.
Abbiamo la possibilità di scegliere, scegliere di non mangiare chi ha un cuore, chi prova emozioni.
Questa mostra/reportage vuole essere un’introduzione alla storia dei Santuari per Animali e di alcuni loro abitanti. Migliaia di vicende, generalmente dolorose, s’intrecciano in questi luoghi portatori di speranza.
Qui animali vittime di abusi, abbandono, sfruttamento e violenza trovano quello che alcuni esseri umani avevano provato a negargli: essere loro stessi.
I Santuari (o rifugi, come qualcuno preferisce chiamarli) non sono luoghi perfetti.
Per ovvi motivi gli animali non sono completamente liberi, eppure qui si respira e si osserva ciò che quegli animali potrebbero essere se lo fossero fino in fondo.
Tutto questo sarebbe possibile se l’essere umano impostasse in modo totalmente diverso il rapporto che ha con loro. Visitare un Santuario è quindi un’esperienza che dovremmo fare tutti per comprendere cosa significa “animali liberi da ogni sfruttamento” e per riconciliare il nostro rapporto con loro.
Il primo Santuario è nato nel 1986 negli Stati Uniti. Il suo nome è “Farm Factory” e inzialmente è stato aperto con la vendita di hot dog vegani ai concerti dei Greateful Dead. Da allora migliaia di Santuari sono stati aperti in tutto il mondo. Oggi, generalmente, queste strutture sono finanziati principalmente da privati tramite donazioni, da associazioni e in alcuni casi alcuni fondi arrivano da iniziative regionali.
In Italia, dal 2014 è presente la Rete dei Santuari di Animali Liberi che collega molti rifugi in modo da potenziare la possibilità di intervenire nelle varie emergenze, ormai quasi quotidiane. Esistono comunque tanti altri rifugi che della Rete non fanno parte pur condividendone la filosofia principale.
La nostra speranza è che questa nostra mostra/reportage possa far avvicinare a queste strutture quanti ancora non le conoscono.
“Il corpo animale è il referente assente nell’atto di mangiare carne” Carne da macello, Carol J. Adams
I curatori della mostra
Lucrezia Senserini
Fotografa professionista, si è laureata in Musica e Spettacolo presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Siena e in seguito si è formata alla APAB – Scuola Internazionale di Comunicazione Visiva di Firenze.
Parallelamente al lavoro porta avanti la sua ricerca artistica, spesso incentrata su tematiche ambientali e sociali. Nel 2015 è stata inserita nel volume Tuscany Contemporary Photography. Nel 2023 ha vinto il primo premio nella sezione “Portraits” di Monovisions – Black & White Photography Awards, con il
progetto fotografico “Emma” dedicato alla nonna e al mondo degli anziani.
Nel 2024 ha esposto all’Atelier Lazzaretti di Bolzano con il progetto fotografico “Verde Plastica”, legato alla tematica dell’inquinamento ambientale derivante da rifiuti plastici dell’agricoltura.
Questa mostra/reportage vuole essere un viaggio nella storia dei Santuari per Animali e di alcuni loro abitanti. Centinaia di vicende, generalmente dolorose, s’intrecciano in questi luoghi portatori di speranza.
Qui animali vittime di abusi, abbandono, sfruttamento e violenza ritrovano quello che alcuni esseri umani avevano provato a negargli: essere loro stessi.
Francesco Cortonesi
Insegnante e attivista per i diritti degli animali. In gioventù ha lavorato come speaker radiofonico e sceneggiatore di cortometraggi vincendo premi nazionali. Anche grazie ad una lunga militanza in varie organizzazioni quali La Rete dei Santuari di Animali Liberi, Essere Animali, Sea Shepherd e Progetto
Vivere Vegan ha realizzato numerosi reportage.
Quello su Nannetti Oreste Fernando, in arte Nof4, internato a vita nel manicomio di Volterra è conservato permanentemente al Museo della Mente di Volterra.
Con Zoout, gruppo di attivisti che sii occupano di zoo ha realizzato: “Reclusi – Storie di Persone Innocenti Arrestate” dedicato agli animali degli zoo ha contribuito alla chiusura di quello di Cavriglia, unico caso in Europa. “Reclusi nei Delfinari” è il suo ultimo lavoro in questo campo e sta tenendo numerose date in giro per l’Italia.
Per RadioVeg.it cura la rubrica podcast ZOOUT – Vite dimenticate, dedicato alle storie di animali che si sono ribellati all’uomo e scrive articoli antispecisti per numerose testate.
Particolarmente attivo sui social, ha pubblicato i libri “Gotham Polaroid” per Lupo Editore, “Il delfino” per Logos Edizioni, “Mocha Dick-La vera storia” per Edizioni Corsare e curato l’antologia di racconti “Zanne” per Cronache Ribelli.
16/12/2024