QUESTIONI DI SPECIE
Autore: Massimo Filippi
Editore: Elèuthera
L’autore fa notare che spesso la lotta per i diritti sociali manifesta interessi di parte, in controtendenza con quanto previsto dall’antispecismo che invece interpreta la lotta per i diritti degli animali coma la rivendicazione del principio di giustizia sociale. Le attuali emergenze ambientali, la cui portata è planetaria, obbligano l’uomo ad interrogarsi sul suo rapporto con la natura e, sempre più, rendono evidente che esso non può continuare in un atteggiamento predatorio o anche semplicemente utilitaristico, ma deve aprirsi a considerazioni di etica globale: un necessario passaggio dall’antropocentrismo al biocentrismo. Allora affrontiamo il tema dei diritti degli animali con la consapevolezza che ci muoviamo in un terreno in cui tanti pionieri hanno piantato i semi (Plutarco, Pitagora; bentham, Ghandi, Ryder, Singer, Regan, per citarne alcuni) e che a noi tocca riesaminare le tradizioni di pensiero dominanti nella nostra cultura, sgombrando il campo da quegli equivoci che alimentano quei fondamentalismi individuabili nell’antropocentrismo. Ad oggi escludere i diritti degli animali dal mondo della conoscenza, vuol dire continuare a porsi in modo anti-culturale. Rifiutare di vivere con prodotti di origine animale è una scelta che si potrebbe definire “eticamente obbligata” dal momento che mangiare carne non realizza una libertà personale ma racchiude in sé una manifestazione di violenza, sfruttamento e sopraffazione tipiche della discriminazione. Finché il razzismo, il sessismo e l’antispecismo saranno concepiti come lotta di classe, sarà difficile affermare il rifiuto di ogni forma di discriminazione perché l’interesse di parte genererà sempre scontri.