CARNE COLTIVATA, PRODURRE ALIMENTI ANIMALI SENZA ANIMALI
La nuova deontologia alimentare della “carne coltivata” per un futuro più sostenibile
Un pianeta al collasso
Perché si punta alla carne coltivata? Perché, nonostante il tasso di crescita sia in diminuzione, nel 2050 la popolazione mondiale arriverà a sfiorare i 10 miliardi. La popolazione globale dunque continuerà ad aumentare ed è palese che l’attuale filiera alimentare, ormai giunta al collasso, non riuscirà a soddisfare il crescente fabbisogno.
Questo rende evidente quanto un’alternativa radicale, sul piano alimentare, stia diventando necessaria; considerando che l’allevamento, attualmente, occupa 83% del terreno arabile del nostro pianeta, che 1kg di carne di manzo ha bisogno di 25 kg di foraggio e di 15000 litri di acqua, è facile giungere alla conclusione che sia impensabile e impossibile poter aumentare ulteriormente queste cifre.
Per la prima volta nella storia dell’umanità abbiamo sia la tecnologia che l’informazione per poter cambiare le cose.
Verrà il tempo in cui l‘uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l’uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto – Cit. Leonardo da Vinci
Carne coltivata per un futuro sostenibile
La carne coltivata si trova all’intersezione tra cibo e scienza medica, difficile farsene un’idea senza prima fermarsi a riflettere su alcune considerazioni. Come tutti i cambiamenti che reinventano il mondo e cambiano le nostre abitudini, la coltivazione della carne ha tutti i presupposti per passare alla storia come una rivoluzione, ma una rivoluzione etica; si producono prodotti animali, senza animali. L’alternativa agli allevamenti intensivi è finalmente possibile!
“Una mostruosità del nostro secolo è stata la costituzione degli allevamenti intensivi e lo sviluppo di una complessa disciplina di tortura che si chiama zootecnica. Il lager zootecnico non solo ha RIMOSSO qualsiasi senso di responsabilità umana nei confronti degli animali domestici, ma ha fatto di più: ha volutamente ignorato le loro caratteristiche di esseri senzienti. Questa attività è letteralmente un crimine legalizzato” – Cit. Roberto Marchesini, Oltre il muro
Ian, il pollo ispiratore
Le autorità sanitarie di Singapore sono state le prime a dare il loro benestare alla vendita di nuggets di pollo, ottenuti attraverso la coltivazione in laboratorio. Il procedimento è stato collaudato dalla start-up californiana Eat Just.
San Francisco, Just, Ian. Tutto nasce da una piuma di Ian, un pollo d’allevamento destinato alla catena alimentare; e in parte è stato così, ma in un modo del tutto alternativo da come ci aspetteremmo. Nei laboratori della Just, i ricercatori hanno estratto alcune cellule proprio da una piuma di Ian, dopodiché sono state fatte crescere in una coltura, una sorta di brodo genetico che nutre le cellule, tale procedimento permette lo stesso processo biologico che avviene all’interno dell’animale, di conseguenza la carne coltivata è identica alla carne tradizionale, a livello cellulare.
La start-up israeliana Aleph Farms, da anni impiegata in questo progetto ha svelato la sua tecnica di biostampa in 3D che permetterebbe di replicare i vari tagli, sorpassando l’idea limitata di creare solamente hamburger e crocchette di pollo.
Essa riesce, di fatto, a riprodurre una costata di carne coltivata utilizzando cellule viventi non specializzate, avviandole al processo di crescita e facendole integrare tra di loro fino a ricreare la consistenza, la qualità e il sapore della carne.
Un disastro evitabile
Questa nuova metodologia potrebbe veramente dare il via ad un cambiamento stravolgente, un tipo di carne “cruelty free”, a beneficio degli animali, ma non solo. Infatti, allevamenti simili, eliminerebbe l’utilizzo di antibiotici sugli animali, garantendo un’alimentazione più sana e, al contempo, scongiurare delle vere e proprie catastrofi.
Recentemente è apparsa la notizia, su “Science of the Total Environment”, della morte del primo avvoltoio in Europa per insufficienza renale, causata dal Diclofenac, farmaco usato negli allevamenti per curare la mastite e l’artrite reumatoide. Gli avvoltoi, cibandosi delle carcasse di questi animali, hanno avuto delle terribili conseguenze e si è arrivati ad un passo dal disastro ambientale.
In Asia, dove ciò ha portato alla morte del 90% di questi animali, si è difatti venuto a creare un vuoto ecologico enorme, senza di loro le carcasse abbandonate hanno provocato la diffusione di malattie trasmesse per mezzo dell’acqua, come il colera, e l’aumento dei casi di rabbia.
Tra i benefici ambientali da considerare ci sono, inoltre: il risparmio energetico con un calo del 45%, quello idrico e la deforestazione, ad oggi necessaria per la coltivazione del foraggio. Sull’emissione dei gas serra, invece, la discussione è controversa perché, se da una parte ci potrebbe essere la riduzione del metano e del diossido di azoto, dall’altra potrebbe verificarsi l’aumento di anidride carbonica.
Per un mare libero
Il mare è l’incarnazione di un’esistenza soprannaturale e meravigliosa – Cit. Jules Verne
Un’altra considerazione da fare, di non poco conto, è quella riguardante i prodotti ittici. John Pattison e Ian Johnson di “Culture Decadence” hanno messo in atto una coltivazione cellulare che sviluppa aragoste. Infatti, oltre alla carne di manzo, pollo, maiale, anatra, canguro, cavallo e fois gras, è possibile mangiare pesce bianco, tonno, storione e salmone.
Un’azienda di Singapore, invece, ha messo a punto la coltivazione in vitro di gamberetti, alimento che in Asia riveste un ruolo principale nella cucina tradizionale. Un mare senza più reti e pescherecci, senza intromissioni che ne minacciano costantemente l’equilibrio.
Nel Talmud vi è scritto che “chi salverà una vita salva il mondo intero” ora abbiamo la possibilità di salvare un’infinità di mondi, tanti quanti nemmeno la nostra immaginazione può arrivare a pensare.
Francis Bacon, forse, quando condivideva con il mondo le sue idee rivoluzionarie sul compito dell’uomo di “correggere il mondo” si sarebbe trovato d’accordo con questo cambiamento e, magari, avrebbe desistito anche lui dall’idea di trasformarlo in una miniera da cui attingere senza fondo, ma lui, d’altronde, è vissuto nel XVII secolo, qualche errore, allora, era ancora consentito; a noi, oggi, ahimè, no!
Roberta Sevà
Milano, 25/05/2021 – GC
FIRMA ORA LA PETIZIONE per lasciare SOLTANTO il DNA agli allevatori (ricavato una tantum da una piuma soltanto), LIBERANDO PER SEMPRE TUTTI GLI ANIMALI.
→→→ http://www.change.org/stopalllevamentiemacelli