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LA GALLINA DALLE UOVA D’ORO – TERZA

COME TI CHIAMI? CHI SEI? COME TI VESTI?

Dai un nome GIUSTO al tuo progetto e vestilo al meglio

La scelta del nome con cui battezzare il nostro progetto o associazione non è assolutamente una banalità, ma un passo FONDAMENTALE ed esistono alcune caratteristiche da tenere presenti prima:

  • la lunghezza del nome
  • la facilità ad essere ricordato e ad essere trovato nei motori di ricerca
  • l’unicità
  • deve essere strettamente connesso a quello che fate

Quanto deve essere lungo un nome? Da una ad al massimo tre parole, di cui una è meglio sia una preposizione o un articolo. Il nome poi potrà eventualmente, una volta diventato di dominio pubblico, diventare una sigla. La LAV nasce come Lega Anti Vivisezione, PeTA in realtà è People for the Ethical Treatment of Animals (che più lungo non si può). Un nome troppo lungo diventa piccolissimo quando stampato su una brochure o su un volantino e soprattutto è complicato da googlare.

Il vostro nome deve essere ricordato facilmente, quindi evitate sigle impronunziabili o troppo complicate che ricordano il codice fiscale. Vi si deve trovare in internet facilmente, e nomi come DGMZ o PJKL vi faranno assomigliare più a qualche radio americana. Potete anche scegliere di chiamarvi con una sfilza di consonanti ma dovrete mettere in piedi un gran bel lavoro di SEO o SEM su internet, ossia di ottimizzazione organica o a pagamento per i motori di ricerca. Perché cominciare già facendo fatica?

Il vostro nome deve essere unico. Quante associazioni che si chiamano UNA MANO NELLA ZAMPA o UNA ZAMPA SUL CUORE e simili esistono? Ve lo dico io… rispettivamente circa 10 solo nelle prime due pagine di Google. Capite che questo è un nome da utilizzare se volete perdervi tra le altre centinaia di mani nelle zampe e di zampe sul cuore d’Italia. Trovate un nome particolare, che non assomigli ad altri e magari anche non troppo diabetico tipo LIBERIAMO I PELOSI ONLUS. Non datevi un nome troppo altisonante se non lo siete veramente. Se scegliete di chiamarvi UFFICIO ITALIANO/INTERNAZIONALE/EUROPEO/MONDIALE PER I DIRITTI ANIMALI ma poi siete 3 volontari che sfamano una colonia felina a Polesella (Ro), è possibile che riceverete delle richieste che non sarete in grado di gestire e darete un’immagine non corretta di quello che siete.

Il nome deve rispecchiare quello che fate o che farete nell’immediato futuro. Che vi occupiate di proteggere la natura di un’area golenale o di 100 cani in Basilicata, fate in modo che dal nome si intuisca.

Una volta che avete trovato il nome che fa per voi, dormiteci sopra almeno due notti e testate il nome tra amici, conoscenti e tra qualche amico di amico che non vi conosce. Se dopo tutto questo il nome vi convince ancora, allora procedete!

Alcuni esempi di associazioni o progetti che hanno centrato il nome? Porcikomodi (progetto dell’associazione Vitadacani di Arese (Mi) che gestisce alcuni santuari dove vengono ospitati gli animali da reddito), Progetto Quasi (associazione di Roma che si occupa del recupero ed adozione di cani soprattutto disabili ed anziani) ma soprattutto Agripunk. Quest’associazione ha centrato davvero tutti i “requisiti” per avere un naming efficace: un nome corto, semplice da ricordare, con un gioco di parole efficace, un nome aderente alla loro realtà che li descrive perfettamente e pure unico. Provate infatti a cercare agripunk su google e troverete praticamente solo loro.

Appena trovato un nome che vi soddisfi dovrete pensare ad un’immagine che vi rappresenti, ossia trovare un logo. Marco Geronimi Stoll di Smarketing dice che “per logo il linguaggio popolare intende qualcosa che è un po’ logo, un po’ marchio e un po’ brand, un po’ la marca com’era una volta, un po’ stemma feudale”. Niente di più vero. Spesso dimentichiamo che il logo è la nostra carta di identità che noi vogliamo si imprima a fuoco nella memoria della gente. E per far questo cosa facciamo? Tutta una serie di errori che ottengono esattamente il contrario. Scegliamo loghi pieni di roba o con ghirigori arzigogolati che ricordano qualche ducato cinquecentesco, loghi dai 7 colori che manco il fiore di Lulù, loghi che non c’entrano nulla con quello che il progetto o l’associazione vuole comunicare, loghi dai caratteri minuscoli ed illeggibili dalle lettere che si compenetrano l’una nell’altra, loghi oggettivamente brutti o loghi che riprendono il disegno del proprio figlio cinquenne. Ricordate che il logo mostra immediatamente agli altri la vostra identità che deve essere nitida, chiara e stampabile su tutta la comunicazione online ed offline: dal sito internet alla pagina Facebook, dalla brochure al biglietto da visita.

Sempre in Smarketing, Marco Geronimi Stoll ci dice che “un logo è efficace se:

  • è semplice
  • si distingue da lontano
  • è nitido anche in piccolo
  • è graficamente bello”

Se il vostro logo non rispetta queste caratteristiche, non fatelo e limitatevi ad avere una scritta (o logotipo cioè un nome tipografico) da utilizzare almeno all’inizio.

Rubrica e articolo a cura di:

Simona Stefani – Ethical Communications
Crespino (Ro) – Italy
Tel. +39.340.4025772
www.simonastefani.com

info@simonastefani.com

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