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ANIMALI MARINI

Cosa cambia per Pesci Crostacei Molluschi dopo Dichiarazione di New York 2024? Articolo di Mariangela Corrieri

E’ capitato spesso, a chi sostiene di essere vegetariano o vegano, di affrontare questa domanda:

Ma i pesci li mangi?

Perché, i pesci non sono animali, non soffrono se prelevati dal loro ambiente, massacrati e uccisi?

Dichiarazioni

https://www.radioveg.it/articoli-podcast/parole-etiche-ritrovate/

Già nel 2012 con la Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza animale, un evento di grande portata storico-culturale si è affermato che molti animali sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani (tutti i mammiferi, tutti gli uccelli, il polpo….). La Dichiarazione è stata siglata da un gruppo di scienziati, alla presenza di Stephen Hawking.

Poi, il 19 aprile 2024, un gruppo composto da oltre cento ricercatori di fama internazionale ha presentato la Dichiarazione di New York sulla coscienza animale.

Un documento rivoluzionario volto a sensibilizzare l’opinione pubblica – e altri studiosi – sul tema dell’esperienza cosciente e soggettiva degli altri organismi viventi che popolano la Terra, estendendo il riconoscimento della coscienza a un’ampia gamma di animali, compresi vertebrati come rettili, anfibi e pesci, e invertebrati come molluschi cefalopodi, crostacei decapodi e insetti.

Quindi, come dimenticare quanto gli scienziati, i ricercatori, i filosofi…..hanno, prima percepito e poi, dopo lunghi e attenti studi, riconosciuto?

Quell’umanità che ci autodefinisce non dovrebbe tenerne conto?

I Pesci

I pesci sono animali senzienti e intelligenti, sono in grado di utilizzare strumenti, costruire strutture molto complesse che richiedono capacità di pianificazione, sanno cooperare socialmente e hanno coscienza di sé. Prerogativa finora attribuita a pochissime specie più evolute.

Inoltre è stato documentato che i pesci provano sia emozioni positive che negative, soffrono lo stress, la paura, si aiutano nelle difficoltà e provano persino piacere nel gioco, si curano dei propri piccoli.

Hanno un’ottima memoria. Sono capaci di ricordarsi luoghi, labirinti e percorsi complessi anche a distanza di lungo tempo, meglio di molti altri animali.

Nel mondo vengono uccisi miliardi di pesci ogni anno, più di qualunque altra specie terrestre, vengono quantificati a peso e non a numero, come non fossero individui ma massa informe..

Allevati o pescati, subiscono anche loro lo strazio della prigionia e della morte.

Che non si sentano i loro lamenti, le loro grida, il loro dolore, dipende dalla differenza di linguaggio. Un italiano non capisce un cinese e un cinese non capisce un italiano anche se siamo conspecifici. Così, per incapacità di comprensione, non capiamo i pesci, organismi tanto diversi da noi ma pur sempre capaci di comunicare e, soprattutto, “soggetti di una vita”.

Con la riduzione delle popolazioni naturali di pesci per l’eccessivo sfruttamento della pesca, , sono stati organizzati in acqua allevamenti intensivi che tengono in considerazione l’economia ma non il benessere degli esseri senzienti. Oggi più della metà dei pesci consumati (53%) proviene da allevamento e la maggior parte dei pesci richiesti dal mercato sono carnivori e per crescere hanno bisogno di altro pesce. Pesce pescato per alimentare il pesce allevato. Un vero paradosso.

I pesci vengono fatti nascere in aziende specializzate con una tipologia di allevamento che non differisce da quello degli animali terrestri. Viene anche utilizzata la luce artificiale che modifica il ciclo giorno notte per stimolare la riproduzione.

Una pratica insostenibile anche perché le fattorie di acquacoltura scaricano pesticidi e altre sostanze chimiche direttamente nelle acque costiere distruggendo l’ecosistema locale mentre quelle localizzate nei recinti di acque libere distruggono gli habitat naturali sovraccaricandoli di rifiuti organici che possono formare enormi strati di fanghiglia verde sulla superficie dell’acqua.

I pesci allevati vivono in condizioni di grande affollamento, con gravi limitazioni nell’espressione dei loro comportamenti naturali. Le alte densità creano problemi di salute, presenza di parassiti, ferite. Subiscono inoltre interventi fuori dall’acqua che creano grande stress: vaccinazioni, smistamento in base alla taglia, fecondazione.

Il tasso di mortalità è generalmente molto elevato. Come elevato è il bisogno di prodotti chimici e pesticidi, nonché trattamenti preventivi o curativi per gli animali, come gli antibiotici.

Prima di essere macellati i pesci vengono spesso privati del cibo per giorni o addirittura per settimane allo scopo di ridurre la contaminazione dell’acqua durante il trasporto.

Le investigazioni hanno scoperto allevamenti con milioni di pesci rinchiusi in gabbia, manipolati e trasportati senza la minima cura:

  • animali lanciati e trattati come fossero oggetti;
  • pesci stipati in contenitori pieni di ghiaccio che si riempiono di sangue mentre gli animali muoiono lentamente di asfissia;
  • pesci uccisi a bastonate decine di minuti dopo che sono stati prelevati dall’acqua;
  • animali ancora vivi e sottoposti a legamento con spago e altre pratiche dolorose;
  • vasche sovraffollate e piene di alghe, con conseguente carenza di ossigeno;
  • pesci lanciati su camion per il trasporto a grande velocità attraverso un tubo.

Lo studio, firmato da Alison Mood di Fishcount rivela che ogni anno, a livello globale, viene catturata un’impressionante quantità di pesci selvatici: 1,1-2,2 bilioni di individui.

Inoltre:

  • Nel 2019, i pesci catturati in natura hanno costituito l’87% di tutti i vertebrati utilizzati per l’alimentazione umana o animale, secondo i dati calcolati dalle statistiche FAO.
  • Circa la metà di tutti i pesci catturati, tra 490 e 1.100 miliardi di individui, per lo più di piccole dimensioni, viene trasformata in farina di pesce e olio, utilizzata principalmente per i mangimi degli animali allevati e non per l’alimentazione umana.
  • I pesci piccoli svolgono un ruolo cruciale alla base della catena alimentare marina. Definire limiti di pesca mirati a proteggere l’intero ecosistema potrebbe ridurre il numero di pesci piccoli catturati, portando a una diminuzione stimata delle catture totali compresa tra 150 e 330 miliardi.

La pubblicazione evidenzia i dati del settore ittico, che indicano che il 70% della farina di pesce e il 73% dell’olio di pesce vengono utilizzati nell’acquacoltura per alimentare pesci e crostacei allevati. Raccomanda inoltre lo sviluppo di pratiche di pesca più rispettose, inclusi metodi di macellazione che causino il minor livello di sofferenza e stress possibile, insieme all’adozione di politiche volte a ridurre il numero di pesci catturati, portando a miglioramenti sia per la tutela che per il benessere dei pesci.

Inseguiti fino allo sfinimento, i pesci vengono strappati al loro ambiente con le reti a strascico che intrappolano centinaia di migliaia di esemplari (in particolare al largo della Sardegna).

Issati a bordo, lasciati agonizzare per ore sul ponte della nave prima che gli operatori abbiano fatto la selezione gettando in mare come rifiuti le specie invendibili ormai morte, e di uccidere i restanti. Pesci con gli organi interni che fuoriescono dalla bocca a causa dello sbalzo di pressione; pesci lasciati boccheggiare fino a morire per soffocamento dopo 55-250 minuti di agonia; pesci morti schiacciati nella rete a causa del peso dei loro simili; pesci morti per la repentina variazione di pressione; pesci congelati ancora vivi; pesci sventrati vivi che moriranno dopo un’agonia di 25-65 minuti. Pesci a cui vengono tagliate le arcate branchiali e lasciati sanguinare fino alla morte in preda a convulsioni. Le anguille vengono abbattute con l’immersione in bagni di sale e ammoniaca che

produce una lunga agonia. Tutte procedure legali. Le carpe vengono uccise per decapitazione metodo che provoca dolore e non segue le linee guida dell’OIE.

Crostacei

Accecati dalla luce, detenuti in acquari sovraffollati e senza alcun riparo, esposti vivi fuori dall’acqua e su ghiaccio, privati dell’alimentazione, con le chele immobilizzate che subiscono atrofia muscolare. Per i crostacei decapodi (aragoste, astici, granchi e gamberi), queste le pratiche “inumane” di detenzione ancora comuni nei supermercati, pescherie e ristoranti per tenerli in vita in attesa della vendita o consumazione.

La sentenza n.30177 del gennaio 2017 della Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio, ha condannato un ristoratore di Firenze per la detenzione su ghiaccio dei crostacei in quanto produttiva di grande sofferenza. Una sentenza che tiene conto del parere del Centro di Referenza Nazionale per il Benessere degli Animali del Ministero della Salute .

Questa sentenza dà un orientamento al Parlamento che dovrebbe emanare una norma di chiaro divieto poiché questo tipo di esposizione degli animali, aldilà delle valutazioni etiche, come dice la Corte: “è incompatibile con la natura degli animali e produttiva di gravi sofferenze”. Si tratta, infatti, di animali che vivono in acque con temperature sensibilmente più alte.

I crostacei sono animali invertebrati che abitano nelle profondità dei mari, ma popolano anche fiumi e laghi. I più comuni e conosciuti sono granchi, gamberi, aragoste, astici.

Le aragoste sono animali solitari, abituati a grandi spazi, trovandosi prigioniere in cisterne possono soffrire di stress associato a confinamento, bassi livelli di ossigeno e affollamento. Diventano perciò aggressive.

Gli astici sono maggiormente diffusi nell’Oceano Atlantico ma anche nel mar Mediterraneo. Attualmente vengono pescate circa 2.000 tonnellate di astici all’anno.

I crostacei, oltre che pescati, sono allevati in acque dolci, salate o lagunari, in ambiente naturale o in allevamenti in vasca, in “recinti” in mare aperto (allevamento con gabbie a mare) ma allevati anche sulla terraferma in grandi vasche di cemento. Soprattutto in colture intensive.

Il ciclo produttivo inizia con l’immissione in appositi spazi, vicino alla costa, di esemplari giovani provenienti da centri di riproduzione oppure raccolti in natura.

L’acquacoltura è una delle attività di produzione alimentare a più alto tasso di crescita per via del superamento dei limiti sostenibili della cattura in mare e per la salvaguardia dell’ambiente marino. La maggior parte dei prodotti venduti in Italia deriva da acquacoltura intensiva.

Nell’acquacoltura intensiva gli animali vengono assiduamente alimentati con cibo di tipo artificiale, con formule adatte alle varie specie.

Non esistono norme europee e nazionali che regolino la vita e la morte di questi animali.

In Italia su 110 capoluoghi meno della metà (46) hanno emanato regolamenti sul benessere dei crostacei e fra questi solo 11 contengono norme specifiche sulle condizioni di mantenimento di astici e aragoste a scopo alimentare.

Vengono cucinati, come i molluschi, in un modo che sarebbe vietatissimo per qualunque altro animale: gettati ancora vivi nell’acqua bollente. Emettono urla strazianti e muoiono in una lenta agonia mentre cercano disperatamente di uscire dalla pentola.

Da secoli è stato il rito culinario più orribile, la tortura indicibile prima della finale sublimazione a tavola. Prima vittima: l’aragosta.

Quindi, quando vengono immerse ancora vive nell’acqua bollente le aragoste soffrono, così come fanno i granchi e gli altri crostacei. La scoperta, pubblicata sul Journal of Experimental Biology, contraddice quanto si è creduto finora, ossia che i loro movimenti fossero semplicemente dei riflessi automatici. A dimostrare che, proprio come i mammiferi, i crostacei possono provare ed esprimere un’autentica sofferenza è ancora un esperimento condotto dai biologi Elwood e Barry Magee, dell’irlandese Queen’s School of Biological Sciences. Il risultato è la conferma definitiva di quanto gli stessi ricercatori avevano osservato in passato studiando gamberi e paguri.

Bollire i crostacei vivi è già illegale in alcuni Paesi: in Svizzera dal 2018, Norvegia, Austria, Nuova Zelanda dal 1999, in Gran Bretagna dal 2021, nel comune di Parma.

Molluschi

I molluschi marini si distinguono in cefalopodi (polpo, calamaro, seppia, moscardino), lamellibranchi (ostriche, vongole, cozze, tartufi di mare, capesante) e gasteropodi(chiocciole, lumachine di mare).

Affrontando la questione del polpo in quanto la sua carne è apprezzata e consumata in quasi tutto il mondo, non ci deve meravigliare quanto poco conosciamo di questo animale.

Il polpo ha un’intelligenza fuori dal comune specie per un invertebrato; riesce addirittura a riconoscere singole persone e svitare barattoli. Ha anche uno spiccato senso decorativo, infatti, è noto che i polpi costruiscono e mantengono “giardini” adornati con conchiglie e rocce che loro stessi posizionano a loro piacimento, insieme a piante marine e alghe. Si orienta in qualsiasi labirinto. Sa usare la memoria. E’ curioso e simpatico. Il polpo ha un corpo con straordinarie capacità intellettive. Apre da solo bottiglie, scatole e vasetti. Viene considerata la creatura marina più intelligente e meno compresa. Ha ha una capacità straordinaria di apprendimento, grazie a un sistema nervoso molto sviluppato e complesso. I polpi hanno circa cinquecento milioni di neuroni, di cui duecento milioni nel cervello, e trecento milioni dislocati nelle braccia.

Il polpo Inky

Sull’intelligenza di questi animali, poi, sono state  scritte pagine e pagine di ricerca scientifica. I polpi sono tra le pochissime specie che riescono a risolvere problemi complessi, che sanno utilizzare strumenti per nutrirsi e che possono memorizzare procedure lunghe e complicate.
Insomma, un polpo ha tutti gli strumenti per percepire, comprendere e soffrire della condizione in cui si trova costretto a vivere all’interno degli allevamenti intensivi.

I polpi non amano molto la compagnia, preferiscono starsene tranquilli nei loro rifugi. Essendo dei molluschi riescono a infilarsi in buchi e anfratti incredibilmente piccoli. Il polpo è rimasto un giocherellone e, a differenza di altri animali, non disdegna e spesso cerca, a costo di essere catturato,  il contatto con noi umani.

Da qualche anno si è iniziato ad allevare intensivamente questo animale per scopi alimentari. Canada, Hawaii, isole Canarie: gli allevamenti di polpi si stanno rapidamente diffondendo, attirando su di sé aspre critiche. Alla base delle polemiche mosse contro questa nuova pratica di itticoltura non ci sono solo ragioni di carattere animalista, ma anche questioni di natura ambientale.

L’enorme intelligenza e la capacità di provare emozioni (gioia, tristezza) e sensazioni (dolore e piacere) rendano i polpi esseri pienamente senzienti, inadatti a pratiche di allevamento intensivo.
Il report firmato CIWF inoltre, spiega come i polpi vengano spesso esposti a metodi di macellazione dolorosi, non esistendo in questo momento alternative che risparmino loro l’enorme sofferenza.

Non tollerano le costrizioni né i conspecifici, al punto che, se messi in una vasca in laboratorio, assumono atteggiamenti molto aggressivi e cercano di evadere in ogni modo. Hanno insomma caratteristiche che li rendono incompatibili con l’allevamento intensivo, che oltretutto richiederebbe enormi quantità di farmaci e mangimi animali, perché i polpi sono carnivori. Un insieme di assurdità con un impatto ambientale enorme, che culminerebbero in un’uccisione crudele, praticata con l’immersione in ghiaccio, perché nessuno, a oggi, ha scoperto una modalità indolore per sopprimerli.

La decisione dello stato di Washington di approvare una legge (chiamata ‘1153’), che vieta esplicitamente l’allevamento intensivo di polpi, è stata salutata come un momento storico, perché è la prima nel suo genere, anche se altri paesi avevano già preso provvedimenti restrittivi (più limitati). E perché ha fatto capire che l’impegno civile può portare a risultati molto concreti.

Conclusioni

Considerare entità del tutto separate gli animali e la carne del loro corpo, rappresenta una contraddizione etica inaccettabile. Certamente non aiuta a conseguire “il pieno sviluppo della persona” (Art. 3 comma 2 della Costituzione) l’atto di immobilizzare, appendere, sgozzare, decapitare, spellare, eviscerare, segare, fare a pezzi, annegare, mutilare, infettare… corpi di animali.

Quindi ogni umano che volesse affrontare la propria coscienza, con empatia, etica e giustizia, potrebbe:

  • eliminare dalla propria alimentazione ogni animale, anche quelli marini, per il rispetto di ogni vita, per la nostra salute (eccesso di antibiotici, microplastiche,…..), per l’ambiente che stiamo devastando, per la biodiversità che stiamo cancellando, tenendo conto che tutti siamo regolati dalla Teoria del Caos e che, per l’effetto farfalla ogni comportamento è collegato e di ogni errore, sopruso, distruzione, ne dovremo sopportare nel tempo, le conseguenze;
  • ribellarsi alle imposizioni dei detentori del potere economico e rispettivi adepti, ogni individuo ha la possibilità di indirizzare il mercato con le proprie scelte.

Ognuno di noi può fare la differenza, basta informarsi e prendere posizione.

La neutralità favorisce sempre l’oppressore non la vittima, il torturatore non il torturato. Cit. Elie Wiesel, scrittore, filosofo, superstite dell’Olocausto.

Mariangela Corrieri

Milano, 22/07/2024

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